2015-08-05 10:01:00

Medio Oriente. Luterani: fermare le violenze con la giustizia


“Il Medio Oriente ha bisogno di giustizia e non di più armi”. È quanto ribadisce il Consiglio della Federazione Luterana Mondiale (Lwf), riunito in questi giorni a Ginevra, in una risoluzione in cui esprime profonda preoccupazione per l’escalation della violenza nella regione, la vulnerabilità delle minoranze religiose ed il fallimento del processo di pace tra Israele e palestinesi. “La religione è stata usata per legittimare gran parte di questa violenza”, afferma il Consiglio luterano riferendosi in particolare alla Siria, Iraq e  al conflitto israelo-palestinese. “Sono state prese di mira le comunità religiose e in questo contesto gli sforzi per promuovere la moderazione hanno difficoltà a contrastare la crescita dell’estremismo”.

L’emergenza profughi e la drammatica situazione a Gaza
La risoluzione richiama, poi, l’attenzione sui milioni di sfollati che hanno cercato rifugio in Giordania, Turchia ed in altri Paesi limitrofi, Paesi che – si sottolinea - non possono continuare ad accogliere queste persone all’infinito. Anche la Federazione Luterana Mondiale è impegnata nell’assistenza questi profughi, in particolare in Nord Iraq e nei campi in Giordania. Essa è poi presente nella Striscia di Gaza, dove nell’ultima guerra hanno perso la vita 2mila persone, di cui 490 bambini e sono stati chiusi cinque ospedali e 34 cliniche. Quando è scoppiata la guerra lo scorso agosto, l’Augusta Victoria Hospital (Avh) di Gerusalemme gestito dalla Lwf ha inviato due squadre mediche per curare i feriti, compresi specialisti in medicina di emergenza-urgenza, rianimazione, chirurghi pediatri ed infermieri specializzati che hanno assistito a scene drammatiche. L’ospedale ha inoltre allestito un reparto speciale per i feriti più gravi e i malati di cancro bloccati a Gaza. I loro racconti sono drammatici.

Affrontare le cause del conflitto
La risoluzione della ribadisce, quindi, l’urgenza di risolvere i conflitti in Medio Oriente attraverso il negoziato, piuttosto che con la violenza. Un appello viene poi rivolto alle Chiese membri della Federazione, affinché premano “sui rispettivi governi per un impegno costruttivo per la pace e perché affrontino le cause di queste sofferenze” piuttosto che limitarsi ad intervenire sui drammatici effetti del conflitto. (L.Z.)








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