2015-08-04 13:56:00

Oim: nel 2015 oltre 2 mila migranti morti nel Mediterraneo


Dati preoccupanti sul fenomeno migratorio quelli diffusi stamani dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM). Sono più di 2 mila i migranti morti nel Mediterraneo finora nel 2015 nel tentativo di raggiungere le coste europee. Inoltre l’Oim rileva che sono 188 mila i migranti soccorsi nel Mediterraneo dall'inizio dell'anno e si potrebbe sfondare il muro dei 200 mila già questa settimana. Si tratta di un tragico record. Nello stesso periodo del 2014, le vittime in mare erano state poco più di 1.600. Per un commento su questi dati, Giancarlo La Vella ha intervistato Oliviero Forti, responsabile immigrazione di Caritas Italiana:

R. – Sono dati sconcertanti! In qualche modo confermano purtroppo le previsioni fatte da Caritas Italiana all’indomani della chiusura dell’operazione “Mare Nostrum” e del passaggio a “Triton”. Noi avevamo ben chiaro che “Mare Nostrum” era una operazione che aveva permesso – nonostante, anche in quel caso, le molte vittime - il salvataggio in mare di moltissime persone e che il passaggio a “Triton” avrebbe comportato un aumento delle vittime. E questo perché la zona di competenza di “Mare Nostrum” era molto più vasta, si spingeva fino alle coste libiche e in genere è chiaro il fatto che le morti avvengono nella prima parte della traversata: essendo più ridotta la portata dell’azione di “Triton” questo è certamente uno dei motivi che ha fatto aumentare le morti in mare e anche evidentemente l’aumentata pressione sulle coste europee da parte dei cosiddetti profughi.

D. – Manca, sul tema immigrazione, un salto di qualità importante?

R. – Diciamo che l’agenda europea proposta in primavera dell’Unione, rispetto alla gestione dei flussi migratori, è stata l’occasione - a nostro avviso - per far uscire allo scoperto molti dei Paesi dell’Unione che nessuno mai avrebbe sospettato potessero tenere dei comportamenti così restrittivi rispetto all’immigrazione: mi riferisco alla Gran Bretagna, all’Ungheria, che oggi hanno dichiarato – di fronte a quello che sta accadendo, anche con i fatti – che rispetto a questo tema non vogliono farsene poi realmente carico. La costruzione di un muro è un segnale forte e chiaro che non c’è la volontà di consegnare all’Europa la gestione di questo fenomeno… Rimane in mano ai singoli Paesi e ognuno cerca di fare i propri interessi! Quindi l’idea che l’Italia, la Grecia e i Paesi del Mediterraneo debbano continuare da soli a portare avanti questa azione non solo di salvataggio ma anche di accoglienza è, sotto gli occhi di tutti, insostenibile! Quindi quello cui stiamo assistendo – ovvero l’arrivo sulle coste della Francia o anche al confine italo-francese, come anche in Austria di tanti profughi - dimostra come delle politiche di chiusura debbano comunque fare i conti con i progetti migratori che sono diversi da quelli che vorrebbero tanti Paesi europei oggi.

D. – La richiesta di aiuto di Parigi e Londra all’Europa stride con tutta la situazione che abbiamo vissuto e che stiamo ancora vivendo nel Mediterraneo, quando era l’Italia e gli altri Paesi che si affacciano sul Mediterraneo a chiedere un intervento più importante di Bruxelles?

R. – Quanto meno è curiosa e arriva abbastanza in ritardo questa richiesta di aiuto, perché quando siamo stati noi a formularla – come altri Paesi – siamo stati un po’ etichettati come degli apprendisti rispetto al tema. Invece di fronte ad alcune centinaia – perché di questo si tratta – di persone che cercano di entrare in Gran Bretagna si fa subito richiesta all’Europa di intervenire. Per cui questo dimostra che evidentemente c’è bisogno di una Europa formata dalla volontà di tanti Paesi che oggi si dimostrano poco solidali e si muovono in ordine sparso. Quindi finché non ci sarà una volontà seria di metterci intorno a un tavolo per implementare una strategia comune, credo che grandi soluzioni non le troveremo.








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