2015-08-04 10:32:00

70.mo bombardamento atomico. Vescovi Giappone: educare alla pace


Hiroshima, Giappone, ore 8.15 del 6 agosto 1945: gli Stati Uniti sganciano il primo ordigno atomico ad uso bellico della storia ("Little Boy") sulla città. 80mila i morti e quasi 40mila i feriti, cui si aggiungono oltre 13mila dispersi e, negli anni a venire, ulteriori lutti a causa gli effetti delle radiazioni, per un totale di 250mila vittime. Tre giorni dopo, il 9 agosto, è la volta di "Fat Man", la seconda bomba lanciata su Nagasaki, responsabile di 70mila vittime entro la fine del 1945, più altrettante negli anni successivi. Questo, dunque, il quadro drammatico che il Giappone si appresta a ricordare, a settant’anni di distanza.

Contribuire alla pace, ma non con le armi
Per l’occasione, il vescovo di Niigata e presidente di Caritas Asia, mons. Tarcisius Isao Kikuchi, ha diffuso un messaggio in cui sottolinea che il Giappone  può contribuire alla pace “non con nuove armi, ma con le sue attività di nobile e lunga storia nella crescita mondiale, in modo particolare nelle cosiddette nazioni in via di sviluppo”. “Credo – scrive il presule, citato da Asianews - che questo contributo allo sviluppo, che porta al pieno rispetto e alla realizzazione della dignità umana, sarebbe molto apprezzato e rispettato dalla comunità internazionale”.

Dal 6 al 15 agosto, l’iniziativa “Dieci giorni di preghiera per la pace”
“L’estate, e in particolare il mese di agosto, è il periodo per contemplare e agire in favore della pace in Giappone”, continua mons. Kikuchi, ricordando che, dopo l’appello pronunciato a Hiroshima da Giovanni Paolo II il 25 febbraio 1981, la Chiesa cattolica giapponese decise di indire un periodo di dieci giorni, dal 6 al 15 agosto, da dedicare alla preghiera per la pace. “Quest’anno - spiega il presule - commemoriamo il 70.mo anniversario della fine della guerra: tutti i vescovi cattolici e tutti i vescovi anglicani si riuniranno insieme il 5 agosto per pregare nella cattedrale cattolica di Hiroshima”.

Educare alla pace, sin da bambini
Ma ogni diocesi organizza le proprie attività per la pace, sulla base delle varie condizioni esistenti. La Chiesa di Niigata, ad esempio, ha deciso di invitare una coppia non cristiana che ha lanciato un programma di sostegno all’istruzione dei bambini dell’India orientale. “Nella nostra città - continua mons. Kikuchi - hanno aperto un’organizzazione non governativa, che coopera con una Ong locale: sostengono in maniera attiva l’educazione dei minori e hanno aperto una scuola per i bambini di strada”.

No alla riforma dell’articolo 9 della Costituzione
Il vescovo di Niigata si sofferma, poi, sulla scelta del governo giapponese, guidato dal primo ministro Shinzo Abe, di introdurre delle modifiche alle politiche di sicurezza nazionale, soprattutto all’articolo 9 della Costituzione, punto-cardine dell’impronta pacifista del Paese, in cui “il diritto di belligeranza dello Stato non è riconosciuto”, il nuovo articolo 9 permetterebbe, invece, alle forze armate nipponiche di entrare in azione anche senza la presenza di una minaccia diretta contro i propri confini nazionali ed in difesa di alleati sotto attacco. Il che implicherebbe la presenza di forze di autodifesa come strumento minimo per la sicurezza nazionale.

La pace non è un argomento politico, ma un fatto umano
Contraria a questa scelta dell’esecutivo, già in passato la Conferenza episcopale si era espressa sull’argomento: a marzo, ad esempio, nel messaggio per il 70.mo anniversario della fine della Seconda guerra mondiale, i presuli avevano ribadito di “avere, in quanto pastori, una speciale vocazione in favore della pace. Tale vocazione non è basata su alcuna ideologia politica. Noi continuiamo ad invocare la pace non come argomento politico, ma come fatto umano”. (I.P.)








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