L’Ufficio centrale di statistica israeliano ha registrato nei primi cinque mesi di quest’anno oltre 283.000 presenze in meno in Terra Santa rispetto al 2014. Il dato corrisponde ad un calo generale del 18 per cento degli arrivi. Sarebbero soprattutto gli arrivi dall’Italia ad essere diminuiti; nel solo mese di maggio, ad esempio, si conta un -46 per cento di visitatori rispetto al 2014 e un -27 per cento rispetto al 2013. Nei primi cinque mesi dell’anno, sempre dall’Italia, è stato registrato un -45 per cento rispetto al 2014 (equivalente a 28 mila italiani in meno; dai 64 mila del 2014 si è passati ai 35 mila del 2015).
Appello dei francescani: non abbandonate la Terra Santa!
Come rende noto il portale Terrasanta.net, in termini
percentuali solo Malaysia (-60 per cento), Finlandia (-50 per cento) e Croazia (-49
per cento) hanno dati più bassi dell’Italia. In termini assoluti hanno segnato un
“deficit” di arrivi superiori a quello italiano solo la Russia (che ha perso 45 mila
presenze, -30 per cento del totale) e la Germania (che ne ha perse 37 mila, -34 per
cento del totale). Dagli Stati Uniti sono arrivate invece 26 mila persone in meno.
A scoraggiare i pellegrini italiani pare siano il conflitto siriano, il perpetuarsi
delle tensioni arabo-israeliane, la crisi economica non ancora completamente superata.
La Custodia francescana di Terra Santa ha lanciato un appello a non abbandonare i
luoghi di Gesù: i palestinesi, soprattutto la piccola comunità cristiana, vivono dei
pellegrinaggi.
In crescita i pellegrini provenienti dalla Cina
Sono in forte crescita, invece, gli arrivi di turisti
e pellegrini dalla Cina, dove inizia ad affermarsi una classe media con la disponibilità
e il desiderio di viaggiare: dal 2014 al 2015, nell’arco dei primi cinque mesi dell’anno,
l’aumento delle presenze cinesi è stato del 31 per cento, mentre dal 2013 al 2015,
addirittura dell’81 per cento. Nell’ultimo
anno sono aumentati anche gli arrivi dall’India (+2 per cento) dalla Turchia (+1 per
cento), dal Kenya (+7 per cento), dalla Bielorussia (+9 per cento) e dalla Georgia
(+13 per cento). E sono aumentati pure turisti e pellegrini, anche musulmani, provenienti
dalla Giordania (+24 per cento) e dall’Egitto (+14 per cento). Un caso a sé è quello
dei cristiani egiziani per i quali esiste un divieto ufficiale della Chiesa copta
di recarsi in pellegrinaggio a Gerusalemme. La disposizione è contenuta in un documento
firmato da Papa Shenuda III, il patriarca copto ortodosso scomparso nel 2012, nel
1979 dopo la firma del trattato di pace tra Israele e l’Egitto. Si tratta di un decreto
mai decaduto ufficialmente e in larga parte rispettato dai fedeli copti. Da un paio
d’anni a questa parte tuttavia, dopo l’elezione del patriarca Tawadros, molti copti
egiziani hanno iniziato a recarsi a Gerusalemme. Secondo il quotidiano egiziano Ahram, solo per la
Pasqua del 2015 l’EgyptAir, la compagnia di bandiera egiziana, avrebbe organizzato ben 35 voli per Tel
Aviv, portando a più di 4.500 i pellegrini egiziani sbarcati in Israele nei primi
quattro mesi dell’anno. (T.C.)
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