È atteso per martedì 4 agosto, presso la Camera dei deputati del Cile, il voto sul progetto di legge relativo all’aborto. La proposta normativa, presentata al Congresso nazionale nel mese di gennaio, prevede la depenalizzazione dell’aborto in tre casi: quando la gestazione mette in pericolo la vita della madre, quando il feto presenta malformazioni incompatibili con la vita e nel caso in cui la madre sia rimasta incinta in seguito a una violenza.
Tutelare il diritto umano alla vita
In vista della votazione, la Conferenza episcopale
cilena ha creato un’apposita pagina web, intitolata “Grazie alla vita” in cui sono
raccolti tutti i documenti della Chiesa locale relativi all’argomento: suddiviso in
sezioni, il sito ricorda che “tutti siamo chiamati alla vita”, che i nascituri “sono
persone” sin dal concepimento, che è importante promuovere la famiglia ed educare
alla tutela della vita. In particolare, poi, i presuli rilanciano, in una forma più
sintetica, il documento finale della 109.ma Assemblea plenaria, svoltasi nel mese
di aprile, ed intitolato “Il diritto umano ad una vita degna per tutti”.
L’aborto non è mai terapeutico
Nel testo, si ribadisce, innanzitutto, il “rispetto”
e la “considerazione” per ogni persona che si trova ad affrontare la realtà dell’aborto,
quasi sempre conseguenza di una situazione di grande sofferenza, di “un dolore vissuto
al limite”. Tuttavia, continuano i i presuli, “l’aborto non comporta mai una cura
da quelle esperienze traumatiche e non è mai terapeutico”. “Noi sosteniamo – spiegano
i presuli - che l'aborto non è di per sé un’azione terapeutica per salvare la vita
di una madre in pericolo, anche quando la morte della persona concepita è una possibilità
prevista, non voluta, non ricercata”,
Aiutare le donne vittime di violenza
Quanto ai dolorosi casi di donne rimaste incinte in
seguito ad una violenza, i vescovi, pur riconoscendo la loro sofferenze e quella delle
rispettive famiglie, invitano a rispettare sempre la vita innocente e chiedono allo
Stato di avviare programmi di sostegno per accompagnare le madri colpite da queste
dolorose situazioni.
Lavorare per una società senza esclusioni
Impegnati a “lavorare per una società senza esclusioni”,
i presuli affermano, inoltre, di volere “aggiungere i bambini non ancora nati all’elenco,
non breve, di persone e gruppi che il Cile lascia ai margini e che, come segnalato
da Papa Francesco, sembrano essere scartati”. “Esortiamo tutte le autorità – conclude
il documento - a tutelare ogni essere umano, in particolare i più deboli ed indifesi,
ed amare e rispettare alla stessa maniera madre e figlio”. Di qui, il richiamo conclusivo
della Chiesa cilena ad uno Stato e ad una società “attiva e presente” nel sostenere
le madri e i loro figli. (I.P.)
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