I profitti ricavati dall’industria estrattiva della Tanzania vadano a vantaggio, innanzitutto, della popolazione locale: è l’auspicio espresso da mons. Paul Runangaza Ruzoka, presidente del Comitato per la Giustizia, l’economia e la cura dell’ambiente, nell’ambito della Conferenza episcopale della Tanzania. Intervenuto recentemente alla presentazione di uno studio di settore sull’industria estrattiva del Paese, il presule ha detto: “Lancio un appello al governo, affinché non dimentichi che le comunità locali devono essere le prime beneficiarie degli investimenti”.
Diversificare l’uso delle risorse in nome del bene comune
Lo studio, ha spiegato mons. Ruzoka, è stato condotto
in tre settori della Tanzania: Kilwa, Tarima e Geita ed ha dimostrato come l’economia
distrettuale dipenda, in larga parte, dagli introiti minerari, senza alcuno sforzo
per un investimento in altri ambiti. Di qui, l’appello del presule affinché si cerchino
altre fonti di introito, grazie all’uso diversificato delle risorse, così da implementare
lo sviluppo di ulteriori attività nazionali che vadano a vantaggio del bene comune.
Salvaguardia del Creato è impegno ecumenico ed interreligioso
Infine, mons. Ruzoka ha ripercorso l’attività del
Comitato, iniziata nel 2007, e che vede il coinvolgimento non solo della Conferenza
episcopale, ma anche del Consiglio cristiano della Tanzania e del Supremo Consiglio
Islamico locale. In tal modo, il Comitato è diventato “uno strumento di collegamento
con il governo riguardo alle questioni economiche ed ambientali, con particolare riferimento
alla giustizia ed alla salvaguardia del Creato”. (I.P.)
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