2015-07-28 15:47:00

Caso Crocetta, cambiare il modo di fare giornalismo?


Sconcerto, disorientamento, incredulità. Prima per una presunta conversazione tra il governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, e il suo medico personale, Matteo Tutino, riportata dal settimanale l'Espresso secondo cui lo stesso Tutino avrebbe augurato all'ex assessore Lucia Borsellino di fare la stessa fine del padre (Paolo Borsellino, ucciso dalla mafia ndr) nel silenzio di Crocetta. E poi per la notizia dell'iscrizione nel registro degli indagati della Procura di Palermo dei due cronisti autori dello 'scoop' accusati di diffusione di notizia falsa e calunnia. Dopo che la stessa Procura di Palermo e i magistrati di Caltanissetta e Messina si erano affrettati a smentire l'esistenza di tale documento così scottante. Una vicenda oscura che getta ombre sulla già minata credibilità dei giornalisti italiani.

Il fatto che la procura abbia indagato i colleghi non vuol dire che siano colpevoli, anzi. Spiega Enzo Iacopino, presidente dell'Ordine Nazionale dei Giornalisti: "Vuol dire che la magistratura vuole fare chiarezza sulla vicenda. E i due nostri colleghi dovranno dare delle spiegazioni ragionevoli. Perché noi abbiamo diritto ad avere chiarezza. Se i due cronisti saranno in grado di documentare l'esistenza di questa intercettazione bene, altrimenti avranno una responsabilità molto grande; e bene ha fatto l'Ordine della Sicilia ad aprire un'istruttoria. Una cosa però mi inquieta: per cercare di far luce sulla verità ho proposto, a nome dell'Ordine Nazionale, una sorta di arbitrato al direttore dell'Espresso che però l'ha rifiutata. Mentre il difensore di Crocetta si è detto disposto a far certificare da noi l'esistenza o meno della famosa 'documentazione'. Questo mi inquieta davvero un po' ".

Che la vicenda avrà degli strascichi sul rapporto  già precario tra giornalisti e lettori ne è però convinto Andrea Melodia, presidente dell'Unione Cattolica Stampa Italiana, che al di là di come si concluderà l'inchiesta spiega che "non è deontologicamente corretto pubblicare intercettazioni 'per sentito dire', bisogna pubblicare anche le prove. E se non si hanno, meglio non pubblicare. I giornalisti non godono di ottima stima tra i cittadini italiani e questi fatti non fanno altro che aggravare la situazione".








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