2015-07-28 13:29:00

Canada: appello vescovi contro legge sul suicidio assistito


I vescovi della provincia canadese di Saskatchewan, hanno messo in guardia i fedeli sulla gravità di una possibile approvazione della legge sul suicidio assistito e eutanasia, attualmente allo studio del Parlamento. In una lettera pastorale i presuli ribadiscono la preoccupazione già manifestata dalla conferenza episcopale canadese, nel maggio scorso, sull’impatto che questa legge potrebbe avere sulle persone più vulnerabili della società - gli anziani, i malati terminali e chi è affetto da disabilità fisica o mentale - e sugli operatori sanitari, che potrebbero vedersi costretti ad agire contro la propria coscienza. 

Eutanasia: omicidio camuffato
Nel testo,  i presuli si dicono turbati dalle implicazioni etiche, morali e sociali che questa legge potrebbe avere. “Eufemismi come ‘assistenza medica a morire’, ‘morte assistita’ , e ‘morire con dignità’ - si legge- mirano solo a camuffare il fatto che l’eutanasia altro non è che togliere deliberatamente la vita a una persona e che il suicidio assistito fornisce intenzionalmente a una persona le conoscenze e gli strumenti per suicidarsi”. 

Eliminare una vita non è la risposta alla sofferenza
I vescovi ricordano che, sebbene ci siano tanti pazienti che rifiutano trattamenti medici che ritengono troppo pesanti, dare un farmaco per alleviare il dolore non è eutanasia, perché l’intento è di ridurre la sofferenza e non di accelerare la morte, tantomeno di “uccidere il paziente” come si propone invece con il suicidio assistito e l’eutanasia. “Eliminare la vita non è la risposta giusta alla sofferenza”, affermano i presuli che indicano come alternativa la promozione delle cure palliative di un’adeguata assistenza al fine vita.

Garantire l’obiezione di coscienza
Nel ricordare che la Chiesa cattolica promuove la sacralità e la cultura della vita in cui ogni essere umano deve essere protetto e ogni persona si sente responsabile della cura e del benessere degli altri fino alla morte naturale, i vescovi di Saskatchewan esortano quindi i fedeli a “reagire con coraggio alle  sfide poste dalla sentenza della Corte Suprema alzando la propria voce  in difesa della vita e della dignità delle persone, specialmente le più vulnerabili”. Essi li esortano segnatamente a  sollecitare il Governo federale a un’ampia consultazione per assicurare che la nuova legislazione sia il più restrittiva possibile, a chiedere leggi che assicurino il rispetto del diritto all’obiezione di coscienza degli operatori sanitari che non possono accettare l’uccisione di una persona come una soluzione al dolore e alla sofferenza.  

Coinvolgere  le comunità religiose nel dibattito
Nel pronunciamento della Conferenza episcopale del Canada di  maggio scorso, i vescovi avevano chiesto al Ministro della giustizia di essere inseriti insieme alle altre comunità confessionali tra gli organismi consultati dal Governo nell’ambito della nuova legge sul suicidio assistito, sia per garantire la tutela della vita e la salute dei cittadini, sia la libertà di coscienza degli operatori sanitari. Inoltre, avevano chiesto di essere informati sulla data d’inizio della consultazione popolare, indetta dal governo, per l’approvazione del progetto legge. (A.D.)








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