2015-07-26 12:31:00

Il nunzio a Damasco: Papa Francesco è vicino a sofferenza dei siriani


Tra gli attacchi sanguinosi che hanno sconvolto alcune aree del Medio Oriente, in particolare la Turchia e con l’avanzata del terrorismo del sedicente Stato islamico, la crisi siriana sembra purtroppo finita in un cono d’ombra, mentre la guerra intestina continua a provocare ogni giorno decine di morti e a ridurre la popolazione allo stremo. “Oltre la violenza quello che minaccia tutti quanti è la bomba della povertà”, dice mons. Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco dal 2009, che al microfono di Cecilia Seppia denuncia il mancato impegno della Comunità internazionale e offre una testimonianza sulla situazione in Siria:

R. – La dimenticanza è un male che si aggiunge al male che già esiste. Quando un conflitto si protrae a lungo rischia di cadere nella dimenticanza e questo fa molto male a tutti quanti.

D. – Tra qualche giorno il 29 luglio saranno trascorsi due anni dal rapimento di padre Paolo Dall’Oglio e ovviamente c’è tristezza, c’è rabbia, per una situazione che non si è risolta…

R. – Sì, tutti lo ricordiamo con grande amore, con grande simpatia, con grande stima: questo religioso che ha amato la Siria, che ha fatto molto per il dialogo interreligioso. Vorrei ricordare che assieme a lui sono sequestrati e non si hanno notizie altri sei ecclesiastici tra cui due vescovi, fino all’ultimo sacerdote rapito un paio di settimane fa, qui nel Sud della Siria. Questi sette ecclesiastici fanno parte di migliaia, sono migliaia le persone scomparse senza lasciare alcuna traccia e con dolore per tantissime famiglie.

R. - Si parla della crisi politica siriana delle alleanze geopolitiche nell’area anche in questo scenario estremamente mutevole e pericoloso. Si danno i numeri dei raid della Coalizione a guida americana su Iraq, su Siria, ci si dimentica della gente comune. Com’è la situazione?

D. – La situazione è veramente molto allarmante: si sono superati i 4 milioni di rifugiati nei Paesi vicini, si parla ancora di 7 milioni e mezzo, anzi più di 7 milioni e mezzo di sfollati interni. E oltre ai morti, ai feriti, c’è quello che minaccia tutti quanti, anche chi è sfuggito alle bombe o alle schegge: è la minaccia della bomba della povertà. Circa il 60 per cento della gente non ha lavoro, i prezzi salgono continuamente: la "bomba della povertà" fa male a tutti e colpisce tutti quanti. Si ripete continuamente anche nell’ambito delle Nazioni Unite, dell’inviato speciale delle Nazioni Unite, che non si deve dare una soluzione militare: occorre trovare urgentemente una soluzione politica e occorre che la Comunità internazionale faccia sforzi maggiori. Non si può più permettere che si arrivi a mesi e mesi di guerra.

D. – Quali sono secondo lei le aree che più necessitano di aiuti, di attenzione?

R. - Ci sono alcune aree come Aleppo nell’Est, Hassaké, Kamishlié, all’Ovest, Nord Ovest, ma anche al Sud della Siria direi. La piaga è diffusa un po’ in tutta la Siria, è difficile trovare zone risparmiate.

D.  – Come Chiesa lei persegue la strada del dialogo, dialogo che non è sempre facile visti anche gli interlocutori che agiscono in Siria …

R. – Sì, direi la strada del dialogo, anzitutto con le autorità religiose, di differenti confessioni religiose. E poi direi ancora l’impegno delle Chiese nel campo degli aiuti umanitari. Si sta facendo di tutto, si sta lavorando molto alacremente per cercare di coordinare sia la raccolta che la distribuzione  di aiuti umanitari. Naturalmente questa è una goccia in questo deserto di necessità, però è una goccia preziosa. Il valore aggiunto è dato anche dalla presenza sul posto di persone religiose, di sacerdoti, di persone consacrate, che sono persone rispettate e amate da tutti quanti, da tutte le varie confessioni religiose.

D. – Lei recentemente è stato ricevuto dal Papa: qual è la parola di Francesco che più si porta nel cuore e più l’aiuta a svolgere questo suo delicato compito?

R. – La sua vicinanza … Il Papa ha un cuore per queste sofferenze, è vicino a queste persone che soffrono e questo l’ho toccato con mano, l’ho sentito.








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