2015-07-22 13:45:00

Grecia: si vota sulla riforma della giustizia e delle banche


Parlamento greco stasera al voto per approvare un nuovo pacchetto di riforme, necessarie per sbloccare i negoziati sul nuovo prestito da oltre 80 miliardi di euro e salvare il Paese dal default. Sul tavolo la riforma del Codice di procedura civile, per velocizzare i tempi della giustizia, e la ricezione della direttiva europea sul salvataggio delle banche.

Il commissario europeo agli affari economici, Pierre Moscovici, si è detto "fiducioso" del fatto che entro stanotte, il Parlamento greco approverà le ulteriori misure. Su questo e i prossimi passi del governo Tsipras, Michele Raviart ha intervistato l’economista Francesco Carlà, analista finanziario e presidente di “FinanzaWorld”:

R. – Una volta concluso il voto poi il governo si dovrà incontrare ad Atene con l’Fmi, la Banca centrale europea, la Commissione europea e adesso anche l’Esm, il meccanismo di stabilità europeo. E qui si parlerà del tema più grosso, cioè del vero e proprio piano di salvataggio, e qui dentro il tema chiave è il famoso fondo da 50 miliardi per le privatizzazioni. Un piano che mi pare chiaramente esagerato e irrealistico per le potenzialità dell’economia greca e degli asset pubblici greci. Mi sembra particolarmente esagerato per il periodo di crisi attuale, non solo greca, ma in generale di chi dovrebbe poi acquistare questi asset e per i tempi previsti per queste dismissioni. La Grecia certamente è diversa dall’Inghilterra dalla Thatcher che ebbe tempo modo e libertà di vendere bene le sue aziende. Da questo negoziato passa molta della possibilità, assieme al futuro taglio del debito eventuale, che questo sia il terzo e davvero ultimo salvataggio della Grecia.

D.  – Le riforme discusse oggi sono quelle del Codice di procedura civile e l’accoglimento della direttiva europea sulla risoluzione bancaria. In che cosa consiste questa direttiva e perché è considerata una priorità?

R. – E’ considerata una priorità perché uno dei punti deboli del sistema greco – uno dei tanti ma probabilmente uno dei più importanti – è la fragilità delle banche. L’abbiamo visto in azione durante questi giorni critici a cavallo del referendum, con le code al bancomat e la chiusura delle banche. Questa direttiva, che entrerà in vigore dal primo gennaio 2016, può aiutare molto a rendere le crisi bancarie meno sistemiche, meno complicate e più gestibili.

D. – Ancora bloccata la riforma sulle pensioni, i sindacati protestano… Qual è la situazione attuale e perché questo slittamento?

R. – Sicuramente, sono i punti politicamente più dolenti per Tsipras perché molta parte del consenso delle elezioni con cui lui è arrivato al governo proviene dai ceti agricoli e dai pensionati anticipati. E quindi si tratta di temi che creeranno non pochi problemi e per questo sono stati stralciati, per evitare che mettessero a rischio anche, invece, la riforma del Codice di procedura civile e la direttiva bancaria. Io credo che Tsipras proverà a rafforzarsi politicamente per poi affrontare questi temi che sono così caldi per il suo consenso. C’è ancora tempo per approvarli, perché devono essere approvati entro inizio agosto.

D. - Intanto, Standard & Poor’s ha alzato il rating della Grecia da CCC- a CCC+. C’è quindi fiducia da parte della comunità finanziaria sul percorso intrapreso da Atene?

R. - Per ora sì, ma naturalmente questo dipende da un paio di cose decisive. Una prima cosa è il ritmo e la scaletta delle riforme che verranno approvate e quindi le priorità che la Grecia deciderà di seguire. Secondo, i risultati finanziari ed economici effettivi delle riforme che verranno via via implementate, perché fare le riforme sulla carta ma poi non vederle agire concretamente sui numeri economici e finanziari della Grecia creerebbe di nuovo problemi. C’è anche da dire che i giudizi delle agenzie di rating sono preventivi e si basano non sempre, ma insomma spesso, sulle effettive probabilità. Anche se hanno tante volte dimostrato in passato di essere molto scadenti sul timing – basti pensare a Lehmann e la crisi dei subprime del 2008 – e di non essere sempre adeguati sul piano dei conflitti di interesse. In questo caso la fiducia è relativa, visto che la Grecia al momento non è ancora sul mercato dei bond e non ci tornerà, temo, ancora per un bel po’.








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