2015-07-18 12:48:00

Mons. Auza: uno sviluppo equo non lo realizzano i mercati


Porre “fine alla povertà e alla fame” e “raggiungere uno sviluppo sostenibile, promuovendo un “sistema economico mondiale equo che si prende cura per l'ambiente”. Sono gli auspici espressi dall’osservatore della Santa Sede all’Onu di New York, intervenuto alla Conferenza di Addis Abeba dedicata ai finanziamenti allo sviluppo. Il servizio di Alessandro De Carolis:

La “Laudato si’” lo ha appena ribadito: sforzi che siano significativi per lo sviluppo di Paesi in difficoltà non si concretizzeranno mai se le nazioni ricche continueranno a badare soprattutto ai loro interessi. Mons. Auza poggia le sue considerazioni sull’Enciclica di Papa Francesco. L’osservatore vaticano parla ad Addis Abeba dove si discute sul sostegno alle aree del pianeta nelle quali vivono Stati in condizioni particolari, classificati secondo determinate categorie: Paesi meno avanzati, in via di sviluppo senza sbocco sul mare, piccole isole in via di sviluppo, Paesi in conflitto o situazioni di post-conflitto. In queste zone, constata mons. Auza, si concentra la maggior parte della popolazione mondiale tagliata fuori dai “benefici” prodotti da economia, scienza, tecnologia.

I mercati non hanno tutte le soluzioni
Ribadendo l’appoggio della Santa Sede al raggiungimento dei grandi obiettivi – la fine della povertà e della fame, il raggiungimento di uno sviluppo sostenibile, la promozione di “società pacifiche e inclusive e un sistema economico mondiale equo che si prende cura per l'ambiente” – il rappresentante vaticano afferma con chiarezza che “le soluzioni alla povertà globale e alla fame non possono essere lasciate alle sole forze di mercato”. Sradicare la fame cronica e la povertà estrema, indica, necessita in generale di una “condivisione della scienza e della tecnologia, dell'accettazione di valori etici come la solidarietà e la giustizia sociale che possano influenzare il mercato, della volontà politica”. E nel dettaglio, di un’attenzione alle “persone in situazioni di vulnerabilità, in particolare donne e ragazze” e al contributo che può venire da loro nel progresso dell'economia e della società.

Tre ambiti
Mons. Auza individua quindi tre aspetti “strettamente legati al conseguimento di uno sviluppo sostenibile”. Per il primo, la “mobilitazione delle risorse finanziarie”, il presule chiede sia fatto “ogni sforzo” per acquisire finanziamenti destinati “allo sviluppo umano integrale” da ogni fonte possibile: nazionali, internazionali, settore privato e pubblico. Secondo aspetto, indica, è “la creazione di un contesto economico internazionale favorevole”, che cioè circondi le strategie di sviluppo dei singoli Paesi in “uno spirito di partnership globale, di prosperità condivisa e solidarietà fra le generazioni”. Nel terzo aspetto, mons. Auza sollecita “un efficace monitoraggio” e un meccanismo di valutazione di quanto realizzato, in particolare a sostegno del programma di sviluppo post-2015. Quello che in definitiva conta, conclude il presule, è l’instaurazione di uno sviluppo sostenibile "che non lasci indietro nessun Paese e nessuna persona".








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