2015-07-18 07:55:00

Grecia, rimpasto governo. Quadrio Curzio: accordo ragionevole


Il premier greco Tsipras ha varato un rimpasto di governo, fuori i ministri dissidenti, sostituiti da fedelissimi. Quanto alla crisi finanziaria, il Bundestag ha dato l’ok al salvataggio della Grecia e i 28 Paesi dell’Unione Europea hanno anche accordato allo Stato ellenico un prestito ponte per le prime incombenze. Nel Peloponneso preoccupa anche l’emergenza incendi. Il servizio di Eugenio Murrali:

Ieri sera, il premier Tsipras ha deciso per il rimpasto di governo e ha sostituito ministri e viceministri dissidenti con alcuni suoi fedelissimi. Resta al suo posto il ministro delle Finanze Tsakalotos, che lo scorso 6 luglio ha sostituito Varoufakis. Sul fronte della crisi finanziaria, il parlamento tedesco ha dato il suo placet al salvataggio, ma la cancelliera Merkel ha parlato di ultimo tentativo e si è detta contraria a un taglio del debito. Le trattative della Grecia con la troika per un terzo piano di aiuti da 86 miliardi avranno dunque inizio. Per tamponare la situazione d’emergenza, i 28 Paesi dell’Unione Europea hanno inoltre accordato allo Stato Ellenico un prestito ponte da sette miliardi di euro. Lunedì prossimo, grazie anche all’iniezione di liquidità della Bce, nel Paese riapriranno alcune banche. Preoccupa anche l’altra emergenza. Gli incendi continuano a bruciare il Peloponneso e l’Attica. Alcuni roghi sono scoppiati proprio alle porte di Atene. Il Centro emergenze della protezione civile è attivo. Tsipras invita la popolazione alla calma. Ma la Grecia riuscirà a ripartire? L'opinione di Alberto Quadrio Curzio, nuovo presidente dell'Accademia dei Lincei:

R. – Credo che l’accordo raggiunto dall’Eurosummit sia ragionevole. In quanto chiede alla Grecia di fare una serie di riforme. Di tipo economico, ma anche capaci di rafforzare le istituzioni di un Paese che ha dimostrato di essere – ahimé per i greci – debole sotto il profilo economico-istituzionale. Si pensi che negli ultimi tempi il non pagamento dei biglietti sui mezzi pubblici è già costato dieci milioni di euro. In secondo luogo, si apre una finestra di opportunità per aumentare gli investimenti, in connessione a un fondo che dovrà essere in parte alimentato dalle privatizzazioni. Ma che potrà essere ulteriormente rafforzato con un afflusso di capitali che l’Europa stessa eroga normalmente, per il suo funzionamento, alla Grecia. Capitali che andranno gestiti con maggiore oculatezza per la ripresa della crescita. Infine, le banche avranno di nuovo una ricapitalizzazione. E questo dovrebbe consentire, ed è molto importante, la ripresa dell’attività creditizia ordinaria senza la quale un Paese democratico a economia di mercato non può funzionare.

D. – Nell’immediato, a cosa servirà il prestito ponte di circa sette miliardi accordato dai 28 Paesi dell’Ue?

R. – Servirà per rimborsare quei crediti che la Grecia aveva avuto e che le istituzioni internazionali, per ragioni anche giuridiche e di scadenze, hanno necessità di riavere indietro. Quindi, è un passaggio pro forma sotto molti profili, ma che va rispettato. Poi, naturalmente, verrà la cifra grossa: quegli 80 e più miliardi il cui uso sarà cruciale per vedere se la Grecia riesce o non riesce a uscire da questa situazione.

D. – Il rimpasto di governo varato da Tsipras in che direzione va?

R. – Nella direzione di avere dei ministri che abbiano dimostrato di capire la gravità della situazione greca e che la Grecia sta molto meglio dentro l’eurozona che fuori. La mia impressione è che Tspiras, diversamente da quanto molti hanno detto, abbia dimostrato la stoffa dello statista in questa circostanza. Perché, pur avendo ovviamente le proprie idee, ha messo davanti a queste quello che era l’evidente interesse del suo Paese e anche dell’eurozona e dell’Unione Europea.

D. – Fa bene la Germania a insistere con il rifiuto di tagliare il debito?

R. – La decisione di tagliare il debito non è a mio avviso compatibile con i trattati europei. Teniamo però anche conto che ci sono molti modi per alleggerire il debito: uno di questi modi è già in corso con la Grecia. Si pensi che la scadenza media dei prestiti fatti alla Grecia è di oltre 30 anni. Si consideri che i prestiti fatti dai fondi europei alla Grecia non pagano interessi per i primi dieci anni e che l’ultimo prestito attualmente vigente a favore della Grecia andrà in scadenza nel 2052. Detto in altri termini, alleggerire il debito può significare: moratoria sugli interessi per un numero di anni ampio quanto si ritiene, allungamento delle scadenze. Tutto ciò porta agli stessi vantaggi di un taglio – come dicono gli inglesi “haircut” – del debito, senza violare i trattati, che, piacciano o no, stabiliscono le regole di convivenza tra i Paesi dell’Unione Europea.

D. – In queste ore drammatiche, la Grecia brucia anche concretamente a causa dei roghi. Le fiamme di questo Paese rischiano di estendersi metaforicamente a tutta l’Unione Europea?

R. – Penso di no. Naturalmente, la Grecia ha sofferto molto in questi anni. Non meno hanno sofferto i portoghesi, che tra l’altro hanno un reddito pro-capite più o meno come quello della Grecia. Io credo che l’Europa avrebbe dovuto fare due politiche contemporanee: quella di riordino dei conti pubblici dei Paesi più deboli, ma anche quella di investimenti europei per la crescita. Purtroppo, questa seconda parte non l’ha fatta. Speriamo che sia una lezione per l’Europa, anche perché la gran parte delle infrastrutture europee deve essere ammodernata in termini di compatibilità ambientale. Sono infrastrutture vecchie e quindi si potrebbe dare molto più lavoro, se si facesse una politica più attiva di investimenti.








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