2015-07-17 13:09:00

Proteste anti-immigrati, Caritas Treviso: inutile ogni barricata


Altissima la tensione nella zona nord di Roma, al Casale San Nicola, per il trasferimento di un gruppo di profughi nel centro di accoglienza allestito nell'ex scuola Socrate. Abitanti ed attivisti di estrema destra hanno cercato di bloccare l'arrivo dei migranti, provocando duri scontri con la polizia schierata. Diversi i feriti. Le autorità annunciano l'apertura di un'inchiesta. Paola Simonetti

A poche ore dalle violente proteste di alcuni cittadini ed esponenti dell'estrema destra contro l'arrivo di profughi a Quinto di Treviso che hanno portato al trasferimento dei migranti in una caserma, un episodio similare si ripropone nella Capitale. A Casale San Nicola, zona nord della città, abitanti e ancora una volta attivisti di estrema destra hanno lanciato sedie, incendiato cassonetti e tirato sassi contro la polizia per impedire l'arrivo di un gruppo di 19 profughi nel centro di accoglienza dell'ex scuola Socrate. A nulla è servito il tentativo di trattativa delle forze dell'ordine che a fatica hanno arginato la rabbia dei residenti. "La strada è buia, isolata, la polizia non passa mai, dicono gli abitanti, in questo quadrante gli stranieri sono già troppi". Il trasferimento si è comunque completato fra slogan e insulti. 14 i feriti tra gli agenti, due arrestati, un denunciato, oltre 15 gli identificati. "Ciò a cui abbiamo assistito è una cosa indecente, ha dichiarato il prefetto di Roma, Gabrielli. Dal canto suo, il centro Astalli, il servizio per i rifugiati ha dichiarato "Basta con strumentalizzazioni politiche e mediatiche che generano odio nei confronti dei rifugiati. Le autorità annunciano l'apertura di un'indagine sugli scontri, ma intanto la polizia è allertata per fronteggiare eventuali blitz contro la struttura. 

I temi dell’immigrazione e dell’accoglienza dei migranti continuano, dunque, a innescare forti tensioni. Sulle motivazioni di queste proteste Amedeo Lomonaco ha sentito don Davide Schiavon, direttore della Caritas di Treviso:

R. – L’arrivo non preannunciato di questi fratelli migranti, un'informazione anche a livello mediatico che ha insistito su certe tematiche relative alla salute e ai pericoli senza un fondamento concreto, hanno alzato la tensione oltre misura…

D. – In questa situazione, un peso ce l’hanno anche le dure posizioni di alcune forze politiche?

R. – Credo che, indubbiamente, certe posizioni abbiano la loro ricaduta. Avere insistito su certe tematiche, non aver voluto affrontare il problema, e porre sempre il “no” hanno creato anche delle paure. Paure sono comprensibilissime, ma che possono essere affrontate se ci si siede con calma attorno a un tavolo e si prende atto che questa non è un’emergenza, ma è un fenomeno epocale che va affrontato. Un fenomeno che non si esaurisce tirando su barricate ideologiche, né forme di conservazione fuori tempo.

D. – Il “no” della Lega in Veneto all’accoglienza dei migranti è una sorta di tradimento proprio nei confronti di gran parte della popolazione, che invece vede nella solidarietà la vera risposta a questo fenomeno?

R. – La gente delle nostre terre ha nel Dna questo elemento di solidarietà. Queste posizioni politiche sono espressione di una parte della popolazione, ma non di tutta la popolazione. La via che andrebbe pensata sarebbe proprio quella di un’accoglienza diffusa e, soprattutto, che le informazioni che vengono date siano corrette.

D. – Come aiutare gli immigrati, soprattutto in momenti come questi segnati da tensioni, da pregiudizi?

R. – Le persone che arrivano e che quindi hanno alle spalle anche dei percorsi molto faticosi, vanno il più possibile rasserenate. Bisogna far cogliere loro, però, che la realtà in cui arrivano presenta anche delle difficoltà per le persone che sono qui. E’ importante far cogliere che ci sono dei problemi – e guai a nasconderli! Isolare queste persone significa realmente innescare delle micce molto pericolose. Quando una persona è isolata e disorientata, non ha riferimenti e facilmente poi può cadere in tutte quelle conseguenze che alcune linee politiche stanno mettendo in luce. Dietro a tutta questa situazione, ci sono nomi e cognomi di chi non si assume le responsabilità.

D. – Nel percorso di accoglienza, di integrazione e di vicinanza fondamentale è il contributo della Chiesa, anche della Caritas…

R. – Nella nostra realtà ci siamo trovati proprio con un muro da parte anche degli amministratori locali, pur con le loro motivazioni che non spetta a me certamente giudicare…  Qui, Caritas, le cooperative legate a Caritas, hanno svolto un grosso lavoro e soprattutto nell’accoglienza. Ma questo anche poi con le parrocchie, con le Caritas parrocchiali, quindi con un movimento di persone e di volontari, che il più possibile cercano di vivere questa prossimità e vicinanza a queste persone.

D. – I volti spaesati degli immigrati e quelli esasperati dei residenti sono in fondo accomunati dallo stesso timore: quello di un futuro incerto su cui gravano le ombre della precarietà, della mancanza di lavoro. È su questo che si dovrebbe concentrare anche la politica…

R. – Sì, dinanzi a un mondo che cambia non possiamo pensare che ci siano persone che restano indietro. Per cui, credo che qui le fatiche siano comuni, anche se con tonalità diverse. Credo però ci sia veramente l’urgenza di lavorare in questa direzione: di non continuare a scatenare una guerra tra poveri, che poi va a vantaggio dei più forti, ma soprattutto di riuscire a cogliere questo grido che nasce dalle persone che vivono delle difficoltà, perché veramente ci sia un cambio di direzione. Altrimenti, andremo avanti a slogan, smuoveremo le pance di certe persone, ci saranno atti di violenza, ma che non porteranno da nessuna parte. La politica, in questo momento, deve veramente avere la capacità di placare i toni, di avere quella serenità di pensiero per disegnare un percorso che sia veramente favorevole per la dignità di tutte le persone.








All the contents on this site are copyrighted ©.