2015-07-14 15:43:00

Grecia-Ue, Becchetti: un accordo che delude i NO-Euro


"L'accordo raggiunto tra l'Ue e la Grecia, in parte umiliante per Atene, è stato un vero e proprio scacco per tutti i No-Euro. La dimostrazione concreta che un Paese messo di fronte alla possibilità di lasciare la zona Euro, ipotesi gradita quasi dagli stessi creditori, preferisce non uscire". Ad affermarlo, all'indomani dell'accordo raggiunto a Bruxelles che ha scongiurato il cosiddetto 'Grexit' è Leonardo Becchetti, docente di economia politica all’università Tor Vergata a Roma. "La Grecia - spiega Becchetti - ha considerato, in fondo, che la svalutazione, l'inflazione e il terremoto che avrebbe causato il ritorno alla dracma, erano costi troppo alti rispetto al recupero dell'indipendenza e di una politica monetaria gestita in proprio".

Né vincitori, né vinti

"E' molto sciocco il gioco dei politici che, al termine di una trattativa, vogliono attribuirsi una vittoria", continua l'economista. "Bisognerebbe semplicemente riconoscere che, se si è raggiunta un'intesa, ciò è stato possibile solo perché entrambe le parti hanno ceduto qualcosa. Ed è meglio cedere qualcosa e arrivare alla cooperazione piuttosto che arrivare alla rottura". 

Un'Europa migliore

"Certo - continua Becchetti - ci sarebbe un'Europa migliore. E' quella che abbiamo prefigurato in un appello firmato da 350 colleghi economisti in cui si immagina un'Unione non fondata solo sul pareggio di bilancio e sul fiscal compact. Un'Europa in grado di fare il salto di qualità della condivisione delle risorse e arrivare a concepire un vero e proprio stato federale, con una politica fiscale espansiva, come quella che hanno attuato gli Usa dopo la crisi del 2007". "E' un modello che comporterebbe l'annullamento delle differenze fiscali, che tollerano oggi l'esistenza di veri e propri paradisi fiscali nel vecchio continente, e un progetto di ristrutturazione di tutto il debito oltre il 60% del PIL". 

Un salto di qualità difficile

"E' una via difficile da percorrere perché richiede un salto di qualità politica, la capacità di andare oltre i propri interessi di breve termine, il proprio orticello pulito e ben curato". "Facendo un paragone fra stati e persone, potremmo dire che a bloccare questa via è la stessa paura che impedisce a tante persone di mettere su famiglia. L'incapacità di comprendere che nella condivisione c'è una forza maggiore, come dimostrano gli stati federali che assorbono molto meglio gli schock interni". 

Un percorso ancora tormentato

"Nonostante l'accordo - aggiunge l'economista - il percorso per evitare il 'Grexit' resta tormentato. Ricordiamoci che tutto nasce, infatti, dalla rottura di un rapporto di fiducia tra le parti e ripristinarla ora è molto difficile". "L'unica strada possibile era quella, appunto, di chiedere alla Grecia di sottostare a una sorta di accordo capestro dove non le viene chiesto di fare solo delle dichiarazioni di principio sulla sua volontà di restare nell'Euro, ma di attuare una serie di provvedimenti in uno strettissimo giro di tempo. Ora basta un niente per interrompere di nuovo questo cammino". 

Il monito del Papa: più sorveglianza per evitare casi simili

Durante la conferenza stampa di lunedì 13 luglio, sul volo che lo riportava in Italia dall'America Latina, Papa Francesco si è augurato che si trovi 'una strada per risolvere il problema greco e anche una strada di sorveglianza', affinché altri Paesi non cadano 'nello stesso problema', perché 'quella strada del prestito e dei debiti alla fine non finisce mai'. "Il Papa - spiega Becchetti - ha sicuramente in mente anche la storia del suo Paese, che ha vissuto molte peripezie da questo punto di vista, e sa che il debito non deve diventare un cappio al collo per un paese, condizionandolo troppo a lungo". "Ma per far questo, bisogna avere il coraggio di evitare queste situazioni, attuando dei progetti di ristrutturazione del debito che sono molto importanti anche per altri paesi europei". "Non a caso, il gruppo di economisti di cui faccio parte - spiega lo studioso - ha proposto che la quota eccedente il 60% del rapporto debito/Pil di vari Paesi membri dell'Eurozona, sia ristrutturata, ceduta alla Banca centrale europea e trasformata in titoli europei senza tasso d'interesse". "E' un progetto attuabile -  spiega Becchetti - un'idea che circola, lanciata da un economista illustre come Charles Wyplosz. Biosgna solo avere il coraggio di attuarla. Libererebbe in futuro molte risorse, impedendo che si verifichino nuovi casi simili, vicini al punto di non ritorno, come quello greco". 

Deficit di fraternità, il difetto dell'UE

"Il Papa e la dottrina sociale della Chiesa - conclude Becchetti - sottolineano che in economia ci sono tre dimensioni: l'efficienza, l'equità e la fraternità. E quando c'è un lato corto l'economia soffre. Oggi il lato corto è quello della fraternità: è cioè di quel quid che ti fa andare, a volte, anche oltre le buone regole che garantiscono l'equità". "Quel qualcosa che può far ripartire le relazioni, ma che si realizza solo se le parti sono in grado di fare qualcosa che va oltre quanto gli è strettamente dovuto. E, in momenti difficili, critici, senza un attro di faternità non si riparte". "Basti pensare - spiega Becchetti - al condono del debito tedesco dopo la seconda guerra mondiale". "In questi momenti critici c'è sempre bisogno di faternità. Non a caso, nella tradizione biblica, c'è sempre l'idea che, ogni tanto, ci vuole un giubileo: cioè bisogna azzerare tutto e ripartire". "Il caso greco è in fondo il riconoscimento che siamo tutti strettamente legati e abbiamo bisogno l'uno dell'altro. Dovrebbe però portarci, non tanto a una sopportazione reciproca, ma alla creazione di un'Unione più intelligente, che sappia esaltare le potenzialità di cooperazione che possono esserci in questa unità, a cui siamo costretti dalla globalizzazione".  








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