2015-07-13 13:30:00

Accordo per salvare la Grecia: riforme subito e fondo di garanzia


Sul caso Grecia, dopo un giorno e una nottata di negoziati, è stata raggiunta l’intesa. Atene resta nell'euro ma ha dovuto accettare il ritorno dei controlli della Trojka ad Atene, mentre il governo Tsipras aveva ottenuto incontri solo a Bruxelles, e la reintroduzione dei licenziamenti collettivi oltre all'impegno ad approvare in tempi record, entro mercoledì, il primo set di riforme, tra cui il rialzo dell’Iva e il taglio delle baby pensioni. Approvato anche un fondo di asset greci, a garanzia del debito, da stabilire ad Atene, e non in Lussemburgo, come inizialmente richiesto. Tutto questo, se andranno a buon fine i prossimi passaggi tecnici, darà il via al terzo salvataggio da 80-86 miliardi di euro, di cui 25 andranno immediatamente alle banche greche, congelate da giorni. In defiitiva, il governo Tsipras ha accettato condizioni più dure di quelle che gli erano state prospettate nelle precedenti proposte. Fausta Speranza ne ha parlato con Sergio Fabbrini, Direttore della LUISS School of Government della Luiss:

R. – E’ così! Inevitabile se si considera – diciamo così – l’arretratezza politica della scelta che ha fatto Tsipras di convocare il referendum. Tsipras rappresenta un governo ed una élite politica che non ha consapevolezza delle implicazioni dell’interdipendenza all’interno dell’area monetaria dell’euro e con quel referendum ha creato una divaricazione incolmabile. L’accordo che è stato imposto a Tsipras è una evidente dimostrazione che nessuno si fida più di lui, neppure i francesi… L’esito probabile di questa imposizione incredibile e senza precedenti è una crisi del governo Tsipras e la formazione di un governo di unità nazionale in Grecia. Si tratterà di vedere se questo sarà sufficiente per tranquillizzare gli altri 18 Paesi dell’Eurozona.

D. – Il problema è stato anche che Tsipras ha fatto promesse ma non presentava poi i numeri, le cifre per attuare davvero le riforme. Ora c’è una scadenza precisa. E’ possibile che davvero la Grecia ce la possa fare?

R. – Questo è difficile dirlo adesso. Certamente la Grecia ha giocato la solita partita politica di fare proposte mai precise, senza però rendersi conto che dentro l’Eurozona e dentro l’Unione Europea governare vuol dire avere una consapevolezza delle conseguenze che una scelta o una non scelta ha o avrà per gli altri Paesi e per gli altri popoli dell’Eurozona. La Grecia è ancora dentro una logica troppo nazionalista: non ha una classe politica di rilievo e quello che è successo oggi è l’esito di una sfiducia nei confronti della Grecia. Tsipras ha tre giorni per cercare di salvare il proprio Paese dal baratro dell’uscita dell’Eurozona. Non so se ce la farà… Certamente siamo in molti a sperare che riesca a farcela!

D. – Borse e mercati corrono dopo mesi di preoccupazione…

R. – Certamente! I mercati finanziari si basano, anch’essi, sulla fiducia e sul fatto che l’Unione Europea - con tutti i suoi difetti - e l’Eurozona nello specifico, alla fine sia in grado di trovare un accordo e di trovare un ragionevole compromesso tra interessi diversi. Questa è la prima nella storia dell’Eurozona ed uno dei casi rarissimi nella stessa storia dell’Unione Europea in cui questo compromesso non è facile da raggiungere. Quindi i mercati sono spaventatissimi e di qui la fibrillazione che si sta avviando e che diventerà molto, molto alta, se Tsipras non sarà in grado nei prossimi tre giorni di trovare una soluzione alla sfiducia che c’è nei suoi confronti.

D. – Uno dei punti veramente cruciali è stata questa sorta di ipoteca su beni culturali e isole: lo possiamo definire così questo fondo? Doveva essere a Lussemburgo, ma Tsipras – anche con l’appoggio dell’Italia – ha ottenuto che sia ad Atene, però l’ipoteca c’è…

R. – Certamente c’è l’ipoteca e quell’ipoteca è un esempio tipico della sfiducia. I Paesi del Nord, in particolare, non credono che la Grecia sia in grado di restituire anche una sola parte dei finanziamenti che eventualmente le sarebbero trasferiti. Creare quel fondo è proprio la dimostrazione anche del grado di umiliazione in cui la Grecia è giunta e non soltanto per la durezza dei Paesi del Nord, ma per la sua stessa incapacità di capire l’implicazione del governare all’interno di questo contesto. L’Italia sta facendo un buon lavoro di mediazione, ma bisogna fare di più! Bisogna riformare l’Eurozona, perché non si può andare avanti con un diktat dei Paesi del Nord e – diciamo – una furbizia dei Paesi del Sud. Dobbiamo andare verso una convenzione, una conferenza da organizzare – secondo me qui a Roma - perché si formi davvero una Eurozona con carattere politico.








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