Più ambizione, meno egoismi nazionali e più partecipazione ai processi decisionali per sradicare la povertà: è quanto chiede il presidente di Caritas Internationalis, il cardinale Antonio Luis Tagle, ai leader mondiali che dal 13 al 16 luglio si riuniranno ad Addis Abeba per la terza conferenza internazionale sui Finanziamenti allo sviluppo, appuntamento che darà vita a un negoziato intergovernativo di fondamentale rilevanza per la crescita globale. La Caritas Internationalis sarà presente all’evento con tre delegati della Cafod - l’organizzazione caritativa della Conferenza episcopale inglese e gallese - del Sécours catholique francese, e di Caritas Ghana.
Tagle: regole giuste e inclusive per una
più equa distribuzione delle risorse
“I governi devono impegnarsi a finanziare lo sviluppo
dei Paesi poveri”, sottolinea il cardinale Tagle, invocando la necessità di “regole
giuste e inclusive in grado di garantire una più equa distribuzione delle risorse
e di prevenire le attività dannose del settore privato” e ammonendo che il fallimento
della conferenza di Addis Abeba “pregiudicherebbe la volontà della comunità politica
internazionale di procedere alle prossime scadenze del 2015” per sradicare la povertà
nel mondo.
Addis Abeba terza tappa dopo le Conferenze
di Monterrey e Doha
Ad Addis Abeba sono attese istituzioni e rappresentanti
politici di alto livello che dovranno valutare i progressi compiuti fino a oggi verso
i traguardi fissati nel 2002 dalla Conferenza di Monterrey, dove per la prima volta
fu concepita l'idea di costituire un partenariato tra Paesi industrializzati e Paesi
in via di sviluppo, in grado di perseguire efficacemente gli Obiettivi di Sviluppo
del Millennio, e dalla successiva Conferenza di Doha del 2008. In particolare, si
cercherà di individuare gli ostacoli e i limiti incontrati nel raggiungimento di tali
obiettivi, in modo da poter pianificare le azioni da intraprendere per superare i
vincoli esistenti. Sarà, inoltre, compito dell’assemblea inquadrare e affrontare le
problematiche emergenti, rinvigorendo e rafforzando il sistema di controllo dei finanziamenti
allo sviluppo.
I rischi di un’economia dominata dalla
finanza
Il rischio avvertito da Caritas Internationalis è,
tuttavia, che in questa terza conferenza - fase finale di un meticoloso processo preparatorio
iniziato nell’autunno scorso - prevarrà la linea dei Paesi più forti e dei grandi
potentati finanziari ed economici nel mondo. Secondo l’organizzazione cattolica, infatti,
nei documenti preparatori resta ancora enorme lo scarto tra gli obiettivi fissati
e le soluzioni proposte per raggiungerli, che consistono nel dare più spazio alle
grandi corporation e nell’imposizione delle regole internazionali da parte dei Paesi
più sviluppati. Le nazioni ricche – si osserva - vogliono finanziare l’agenda dello
sviluppo, affidandosi massicciamente al settore privato, attraverso incentivi, con
il rischio di creare un’economia dominata dalla finanza che avrebbe conseguenze deleterie
sui Paesi dove la regolamentazione bancaria è ancora debole.
Superare gli egoismi nazionali e gli interessi
a breve termine
Queste nazioni, inoltre, vogliono anche restringere
i processi decisionali a spazi da essi stessi controllati, piuttosto che estenderli
a sedi più inclusive come l’Onu. In definitiva, l’agenda per lo sviluppo post-2015,
continuerà a essere affidata a organismi poco inclusivi come il G-20, l’Ocse, l’Fmi
e la Banca Mondiale. “I governi – sottolinea il porporato - devono andare oltre gli
egoismi nazionali e gli interessi a breve termine. Abbiamo bisogno di un accordo che
rispetti la dignità e la partecipazione di tutti e che non metta a repentaglio le
discussioni sullo sviluppo sostenibile e i cambiamenti climatici”. (L.Z.)
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