2015-07-07 14:06:00

Ucraina: bombardate zone filorusse, ancora vittime civili


Nuova fiammata di violenze in Ucraina, due civili sono morti e un terzo è rimasto ferito in un bombardamento nel villaggio di Svobodnoie 65 km a sud di Donetsk, sotto il controllo dei separatisti filorussi. Lo rende noto il ministero della difesa dell'autoproclamata repubblica di Donetsk.  Intanto il Cremlino denuncia come "pericolo principale" per una soluzione pacifica del conflitto lo "slittamento dell'attuazione degli accordi di Minsk 2". “Non si può parlare di stabilizzazione della crisi” ha aggiunto il portavoce del Presidente Putin. Ma per fare il punto sulla crisi nelle regioni orientali dell’Ucraina, Marco Guerra ha intervistato il prof. Eugenio Di Rienzo, autore del libro il conflitto Russo-Ucraino, edito da Rubbettino:

R. – Sì, c’è una guerra civile tra l’Est e l’Ovest dell’Ucraina, che rimane strisciante, facendo un numero rilevante di vittime non tanto militari, perché come tutte le guerre, purtroppo, è una guerra contro i civili alla fine. La popolazione del Donbass ha subito molte vittime, anche perché l’esercito di Kiev è affiancato da reparti regolari, alcuni dichiaratamente neonazisti, come il famigerato battaglione Azov. Sono quindi soldati regolari che combattono dentro una struttura militare ucraina, ma che il governo di Kiev non può, o non vuole, tenere sotto controllo. D’altra parte, è anche vero che sicuramente soldati senza stellette russi combattono sull’altro fronte. C’è anche un problema di emergenza umanitaria nella regione del Donbass: mancano alimenti, a volte mancano medicinali, a volte manca addirittura il rifornimento idrico, che il governo di Kiev cerca di tagliare. La situazione è molto grave e di questo purtroppo i media occidentali in generale non parlano e non informano.

D. – Quindi prosegue questa vera e propria guerra, malgrado gli accordi di Minsk 2. A che punto è l’attuazione di questa intesa?

R. – Non mi sembra che il governo di Kiev sia molto interessato a sviluppare questi accordi. Gli accordi sono abbastanza chiari: si chiede per il Donbass, per le regioni orientali, una larga autonomia, non solo amministrativa, ma anche politica. Nel senso che queste regioni, con gli accordi di Minsk – se fossero realizzati – dovrebbero mettere anche un veto ad alcune grandi decisioni di politica estera, come l’adesione all’Unione Europea o l’adesione alla Nato. Naturalmente, se questi accordi fossero sviluppati, il governo di Kiev dovrebbe far fronte a questo veto, che gli impedirebbe di entrare nell’Unione Europea. Ricordiamoci che questo è stato il casus belli della crisi ucraina. Apparentemente hanno immobilizzato la situazione, ma non mi sembra che il governo di Kiev sia molto interessato a mettere in atto questa riforma istituzionale nello Stato ucraino, che dovrebbe portare ad un federalismo molto forte, in cui le varie parti, componenti dello Stato ucraino, avrebbero voce in capitolo per le grandi decisioni di politica economica o di politica estera.

D. – In questo stallo permangono le sanzioni che finora hanno avuto l’unico effetto di colpire alcune economie europee. Dal punto di vista geopolitico che cosa comporta questo?

R. – Le sanzioni certamente non hanno portato ad un fallimento dell’economia russa, come alcuni speravano. Hanno portato invece dei gravissimi danni per alcuni Paesi dell’eurozona: in particolare la Germania – primo partner –; in particolare l’Italia – secondo partner con la Russia –; e in particolare tutti i Paesi del Sud dell’eurozona, perché questi, ad esempio, esportano prodotti alimentari. L’Italia esporta beni di lusso, autovetture, cantieristica e alimentari. Invece qui c’è da mettere di nuovo in evidenza una spaccatura dell’Europa. I Paesi sanzionisti, infatti, favorevoli alle sanzioni, sono i Paesi del Nord Europa, esclusa la Germania. Quindi c’è una spaccatura dell’Europa anche su questo e direi anche una spaccatura della Nato. Pure nella Nato c’è un fronte interventista antirusso – i Paesi baltici; la Svezia; la Finlandia; l’Inghilterra, che è sempre molto legata alle decisioni degli Stati Uniti – con un atteggiamento molto, molto più prudente dei Paesi Nato dell’area Sud e della Germania. Quindi la crisi ucraina non riguarda soltanto l’Ucraina e la Russia, ma è qualcosa che riguarda tutta l’Europa. D’altra parte, l’Ucraina e la Russia stanno in Europa, non dimentichiamocelo.

D. – In prospettiva, nei prossimi mesi, cosa dobbiamo aspettarci? Quali potrebbero essere le evoluzioni di questa crisi?

R. – Sia a Kiev sia a Mosca, forse anche a Bruxelles, e sicuramente anche a Washington, in questo momento c’è un partito della pace e un partito della guerra. Putin riesce a tenere il partito della guerra molto sotto freno. Non so se lo stesso possa avvenire a Kiev. Da tutte e due le parti c’è qualcuno che vorrebbe arrivare alla soluzione militare definitiva della crisi. Immagini, se questo partito della guerra prevalesse, in quale situazione ci troveremmo!








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