Dopo la serie di attacchi compiuti ieri da gruppi jihadisti contro 18 postazioni dell'esercito nel Sinai settentrionale, la Chiesa copta ortodossa esprime vicinanza e supporto pieno alle forze armate egiziane, in un comunicato ufficiale in cui l'esercito è definito “pilastro della Nazione”. Nel testo del messaggio, ripreso dall'agenzia Fides, i militari vengono appoggiati per la lotta da essi sostenuta “contro le forze del male che minacciano la sicurezza nella regione e nel mondo”, e si invoca Dio “affinchè salvi l'Egitto da ogni male”.
L'esodo delle 400 famiglie copte che vivono nel Sinai
L'offensiva coordinata di attentati suicidi e attacchi contro le postazioni dell'esercito
nella regione del Sinai settentrionale ha provocato la morte di decine di soldati.
Secondo i dati forniti dal governo egiziano, negli attacchi sarebbero morti anche
più di cento miliziani jihadisti, e la situazione nell'area sarebbe tornata sotto
controllo. Da anni, nonostante le campagne repressive condotte dall'esercito, il Sinai
del nord continua ad essere territorio di forte radicamento di gruppi jihadisti che
adesso dichiarano la propria affiliazione al sedicente Stato Islamico (Daesh) e hanno
sempre mostrato particolare accanimento nei confronti della locale popolazione copta.
Secondo fonti del patriarcato, nel Sinai settentrionale risiedono almeno 400 famiglie
copte, ma da tempo è iniziato il loro lento e costante esodo verso aree più sicure.
Dopo la fine di Morsi, aumentate violenze e minacce contro i copti
Anche nel Sinai le minacce dirette contro i cristiani sono aumentate dopo che il
patriarca copto ha sostenuto l'operazione con cui, ai primi di luglio 2013, forze
armate hanno esautorato il Presidente islamista Mahmud Morsi. Il 6 luglio di quello
stesso anno era stato ucciso a el-Arish il sacerdote Mina Abud, stretto collaboratore
del vescovo Kosman. Da allora la locale comunità copta è stata colpita da una lunga
serie di omicidi e rapimenti con richiesta di riscatto, attribuibili in buona parte
alla fazione jihadista Ansar Bayt al- Maqdis. A quello stesso gruppo si devono le
minacce di morte rivolte a tutti i cristiani del Sinai, accusati di appoggiare il
Presidente Abdel Fattah al-Sisi e di non pagare la “tassa di protezione” a sostegno
dei combattenti jihadisti. Intanto, secondo indiscrezioni diffuse dai media locali,
dopo l'attentato che è costato la vita al Procuratore generale egiziano Hisham Barakat,
sono aumentate anche le misure di protezione intorno al patriarca copto ortodosso
Tawadros II. (G.V.)
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