In seguito all’ondata di caldo torrido che sta colpendo Karachi, la città più grande del Pakistan dove vivono 23 milioni di abitanti, sono morte 950 persone in soli 5 giorni. Gli obitori non sono sufficienti ad accogliere tutti i cadaveri che continuano ad arrivare e gli ospedali sono saturi. Il fenomeno - riferisce l'agenzia Fides - è il peggiore registrato negli ultimi 50 anni. Sebbene il caldo riguardi tutta la provincia australe del Sindh, dove sono morte 1.100 persone, la capitale rimane la più colpita, e la maggior parte dei decessi sono registrati tra i poveri, doppiamente danneggiati per la mancanza di accesso all’elettricità e perché vivono ammassati in locali poco riparati dal sole e dal calore.
50% dei morti sono mendicanti, tossicodipendenti e ambulanti
Secondo la principale organizzazione umanitaria del Paese, la Fondazione Edhi, il
50% dei morti sono stati raccolti per la strada ed è altamente probabile che si tratti
di mendicanti, tossicodipendenti e piccoli lavoratori. Gli ospedali sono sotto pressione
per dover accogliere circa 40 mila persone di tutta la provincia colpite da insolazione
e disidratazione. Secondo le autorità sanitarie del principale ospedale civile di
Karachi, il centro si sta occupando esclusivamente dei casi di emergenza. Le ong sostengono
che ci siano decine di migliaia di persone che vivono e lavorano in strada tra mendicanti,
venditori ambulanti e lavoratori manuali. Oltre il 62% della popolazione di Karachi
vive in insediamenti informali con una densità di quasi 6 mila persone per chilometro
quadrato.
Molti sono privi dei servizi basilari come acqua e elettricità
Una modalità molto diffusa per accedere alla rete dell’energia elettrica è tramite
sistemi illegali. Tuttavia anche il 46% delle famiglie del Paese che sono collegate
alla rete elettrica non hanno la garanzia di avere energia senza interruzioni. Le
famiglie più ricche possono ricorrere ai generatori, ma i circa 91 milioni di persone
che vivono con meno di 2 dollari al giorno non hanno alcuna opzione. (A.P.)
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