I vescovi della Repubblica Democratica del Congo denunciano l’insicurezza nel nord, nell’est e nel sud del Paese, in un comunicato inviato all’agenzia Fides al termine della loro 52esima Assemblea Plenaria, che si è tenuta a Kinshasa dal 22 al 26 giugno.
Nel Kivu clima di genocidio, un focolaio d’integralismo jihadista e processo
di balcanizzazione
“I vescovi – è scritto nel comunicato - hanno ascoltato il grido d’allarme della popolazione
del Territorio di Bondo, a seguito dei massacri e dei rapimenti perpetrati dall’Lra
(Esercito di Resistenza del Signore), così come il toccante messaggio dell’Assemblea
episcopale provinciale di Bukavu, che denuncia il silenzio di fronte ai tre principali
pericoli in Kivu: un clima di genocidio; un focolaio d’integralismo jihadista e un
processo di balcanizzazione”.
Dialogo nazionale nel rispetto della costituzione
Nel documento si ribadisce la posizione della Conferenza episcopale sul dialogo nazionale
promosso dal Presidente Joseph Kabila, che “deve avvenire nel rispetto assoluto del
quadro costituzionale e istituzionale in vigore”. Ovvero senza che si arrivi ad un
cambiamento costituzionale per permettere al Presidente uscente di presentarsi alle
elezioni per ottenere un terzo mandato.
Pericoli per la famiglia che diverse forze vogliono distruggere
Sul piano pastorale i vescovi segnalano i pericoli cui deve far fronte la famiglia,
vittima di “diverse forze che mirano a deformarla e persino a distruggerla”. Per questo,
dopo il Sinodo di ottobre dedicato alla famiglia, i vescovi congolesi hanno indetto
per il mese di febbraio 2016, un Congresso nazionale sulla famiglia. (L.M.)
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