2015-06-26 13:24:00

Siria. Offensiva Is ad Hassakè. Mons. Hindo: pronti al martirio


In Siria l'ultimo attacco sferrato contro la città di Hassaké nella notte tra mercoledì e giovedì, dai miliziani jihadisti del sedicente Stato Islamico, sta provocando una nuova emergenza umanitaria nella provincia siriana nord-orientale di Jazira. Centinaia di famiglie costrette a lasciare le proprie case vanno così ad accrescere la massa di profughi interni già presente in quella tormentata regione. Sull’offensiva dei miliziani jihadisti, Marguerite du Chaffaut ha raggiunto telefonicamente in Siria il vescovo siro-cattolico di Hassakè, mons. Jacques Behnan Hindo:

R. – On a entendu quelque coup de canon …
Abbiamo sentito colpi di cannone che sono andati aumentando finché ieri mattina abbiamo saputo che i miliziani dell’Is hanno cercato di entrare, indossando divise siriane, nel sudovest della città. Hanno cacciato via i civili, hanno saccheggiato quella parte della città e ormai occupano tre punti al di là del fiume: infatti, ci sono alcuni quartieri da una parte e dall’altra del fiume. A nord, è la parte nella quale mi trovo io, e a sud è dove sono loro, a una distanza di 3-4 km dal fiume. La gente ha iniziato a fuggire. Ieri mattina hanno iniziato a bombardare la città con colpi di mortaio, hanno smesso per due ore, hanno cercato di cambiare posizione e poi hanno ricominciato. Credo che per loro sia un modo per rimediare, in parte, alla perdita di terreno che subiscono un po’ ovunque. Non ci sono più automobili, non ci sono più autobus, nemmeno mini-bus … non c’è più niente! La gente, soprattutto gli uomini e i giovani sono rimasti, mentre le donne e i bambini sono andati via, un po’ in ogni direzione.

D. – Quali sono le persone che corrono il pericolo maggiore, e quali sono le sue priorità?

R. – Pour moi, c’est attendre, attendre, attendre et prier: voilà. Attendre…
Per me, è aspettare, aspettare, aspettare e pregare. Aspettare che la situazione si definisca. Alcuni giovani sono partiti in macchina e sono venuti a salutarmi…

D. – Sono mesi ormai che l’Is si trova alle porte di Hassaké…

R. – J’ai toujours dit: “Ils sont à la porte”, il sont à 17 km, à 15 km…
E’ da tempo che ripeto: “Sono alle porte”, sono a 17 km, sono a 15 km… ormai sono dentro…

D. – Aspettate aiuti da parte delle ong o rinforzi da parte della coalizione internazionale?

R. – L’Œuvre d’Orient, qui m’a téléphoné ce matin, il m’a dit…
L’associazione umanitaria “Œuvre d’Orient”, che mi ha telefonato questa mattina, mi ha chiesto: “Ha bisogno d’aiuto?”, ho risposto: “Per il momento, ringraziamo di essere sani e salvi”. Vedremo quello che accadrà nei prossimi giorni. Ma nessuno lo pensa. A dire il vero, quello che serve è la preghiera, perché l’Arabia Saudita aiuta, la Turchia aiuta mentre, al contrario, l’America non fa niente: solo per i curdi…

D. – E cosa ne sarà dei cristiani?

R. – Les chrétiens, ils sont originaires de cette terre, le pays est notre pays…
I cristiani … loro sono originari di questa terra, il Paese è il nostro Paese… per i cristiani non chiediamo niente di speciale: chiediamo soltanto la pace. Voglio dirle la verità: la sorte per noi cristiani con i miliziani dell’Is è che ci uccidano, o ci chiedano di convertirci all’islam oppure ci chiedano di pagare la tassa islamica, mentre se prendono un curdo lo uccidono immediatamente. Chiedo a tutti i vescovi italiani, francesi, europei in genere di esercitare un po’ di pressione sui loro Paesi perché si fermino queste milizie islamiste. Tutto quello che chiedo è che si preghi per noi: niente di più. E se Dio lo vorrà, andremo al martirio…








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