2015-06-22 13:31:00

Family Day. Gambino: prova di democrazia, politica risponda


A due giorni dal grande successo della manifestazione “Difendiamo i nostri figli. Stop al gender nelle scuole”, che sabato scorso ha riempito Piazza San Giovanni in Laterano a Roma con centinaia di migliaia di persone, è tempo di bilanci. Tra gli effetti della mobilitazione c’è lo slittamento a domani del parere del governo sul ddl Cirinnà in materia di unioni civili e adozione per coppie omosessuali. Ma qual è stato il valore del Family Day 2015? Paolo Ondarza lo ha chiesto al giurista Alberto Gambino, docente di Diritto privato e di Diritto civile all'Università Europea di Roma:

R. - Il valore è rilevantissimo. Quando scendono in piazza dei cittadini vuol dire che la nostra democrazia è molto viva, tanto più se, come nel caso specifico, scendono in piazza pacificamente, con tanti colori, con tanti bambini, per promuovere dei valori che sono insiti nel nostro dna italiano.

D. – E’ stata una manifestazione spontanea partita dal basso; una manifestazione annunciata, ma il cui esito era piuttosto incerto …

R. - Sì, infatti ho colto con grande interesse che siano stati i laici a promuoverla; i pastori della Chiesa hanno seguito da vicino questa manifestazione, ma non sono stati loro i promotori. Questo è un momento di maturazione anche del laicato cattolico e non solo, probabilmente, perché da quello che ho riscontrato erano presenti anche tanti non cattolici. E che il laicato italiano si renda conto della propria responsabilità civile, questa è anche una speranza per la dimensione politica del futuro e dell’impegno dei cattolici in politica.

D. - Si manifestava contro l’ideologia di gender nelle scuole, in particolare contro il ddl Fedeli, e il ddl Cirinnà in materia di unioni civili, sul quale domani il governo esprimerà un parere in vista poi della discussione dei duemila emendamenti. La piazza può in qualche modo influire sulla politica a questo punto?

R.  - Sì, la piazza può influire sulla politica intelligente. Ritengo che questo governo sia pieno di intelligenze, a cominciare dal premier, e non possa essere indifferente verso coloro che sono scesi in piazza, ma anche verso i tanti milioni che erano a casa e che la pensano allo stesso modo. Oggi, quel ddl Cirinnà non è accettabile perché introduce giuridicamente la piena equiparazione tra il matrimonio civile e le unioni tra omosessuali; è l’anticamera per l’adozione di bambini da parte di coppie omosessuali.

D. - Su questi temi  il clima è accesissimo. La firmataria del ddl sulle unioni civili, Monica Cirinnà, ha parlato della manifestazione di sabato come di un’Italia medievale. Ma secondo lei ci si può confrontare su questi temi in modo sereno, più pacato?

R. - Il Partito democratico aprirà senz’altro una riflessione su questo tema, perché è pacifico che un partito popolare con tanti milioni di elettori non può rappresentare solo una piccola parte, tra l’altro ispirata soprattutto da élite culturali; quindi anche queste reazioni penso che lascino un po’ il tempo che trovano. Andrà verificato, all’interno di quel partito, se davvero tutte le posizioni sono schiacciate su questa reazione della Cirinnà. Io confido che non sia così.

D. – Il Family Day è stata una manifestazione "inaccettabile" secondo Ivan Scalfarotto, sottosegretario alle Riforme e primo firmatario del ddl sul contrasto all’omofobia…

R. - Sì, quello infatti è il terzo disegno di legge su cui sabato si manifestava - non a favore ovviamente – e che riguarda omofobia e transfobia. Il vulnus maggiore di questo disegno di legge è che abbiamo davanti delle definizioni dai confini molto vaghi, sui quali si introducono dei reati! Non è possibile che quei reati si riferiscano a degli oggetti così vaghi, perché omofobia e transfobia può significare tutto, da una libera manifestazione del pensiero fino a dati di discriminazione molto più significativi.

D. - A questo punto su questi temi, su questi provvedimenti di cui abbiamo parlato, l’Italia per tenere fede alla tradizione di Paese democratico quale è, cosa deve fare?

R. - Deve proseguire il dibattito. Il valore aggiunto della manifestazione di sabato è stato che finalmente si è scoperchiato un tema: il gender, che si stava introducendo nelle scuole in modo – mi si passi l’espressione – surrettizia, perché non c’era un dibattito adeguato. L’Italia è un Paese democratico e quindi ha voluto aprire un dibattito con una piazza positiva, colorata che porterà sicuramente qualcosa di buono. 








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