2015-06-21 14:30:00

Nella Giornata contro le leucemie, pazienti in barca a vela


Ricorre oggi,  domenica 21 giugno, la Giornata Nazionale contro Leucemie, Linfomi e Mieloma, appuntamento volto ad informare e sensibilizzare la popolazione su queste patologie del sangue, sullo stato della ricerca scientifica e sulle molteplici iniziative in tutto il territorio italiano. La Giornata, promossa dall’Ail, è giunta alla 9a edizione. Il professor Franco Mandelli, presidente Ail, associazione italiana contro le leucemie, linfomi e mieloma, illustra l’importante iniziativa dal titolo “…Sognando Itaca”, il lungo viaggio in barca a vela dei pazienti ematologici che, iniziato il 23 maggio termina oggi. L'intervista è di Eliana Astorri:

R.  – La giornata nazionale è stata approvata dal consiglio dei ministri, quindi il 21 giugno per sempre sarà la giornata nazionale per la lotta contro le malattie del sangue. Questo è molto importante. Poi, questa giornata è valorizzata da “...Sognando Itaca”, cioè di questa barca a vela che quest’anno per la prima volta non solo tocca tutto l’Adriatico ma va anche a Cagliari, è già andata, e finirà l’ultima tappa a Palermo. E’ una vitalità estrema che diamo a questa iniziativa perché i pazienti e i loro familiari in barca a vela si dimenticano della loro malattia o perlomeno cercano di reagire alla malattia “sognando Itaca”: sognando, con Itaca, la possibile cura e guarigione. Sulla barca i malati e i parenti dei malati si sentono non più dipendenti dai medici ma spesso sono loro che stanno al timone della barca e quindi guidano loro i medici e gli infermieri. Questa iniziativa poi ha dimostrato, su studi molto validi, che la prognosi di questi malati migliora con questa partecipazione a Itaca, cioè la malattia si vive meglio, c’è meno ansia, c’è meno preoccupazione. E’ come una cura psicologica. Una iniziativa vincente.

D.- Sono passati solo alcuni giorni dalla Giornata mondiale del donatore di sangue, domenica scorsa, il 14, che ogni anno ci ricorda il ruolo fondamentale di queste persone…

R.  – Sì, fa bene a ricordarlo. Sono i volontari di primo livello perché uno che dona il proprio sangue dona qualcosa di se stesso e lo dona con tanta generosità, con tanto trasporto. Anche se non è indaginoso donare, non è doloroso. Anzi dirò che il donatore ha due vantaggi. Il primo è che durante la donazione vengono effettuati periodicamente esami molto approfonditi che valutano la salute del donatore. Qualche volta danno segnali importanti che vengono comunicati al donatore per cui vengono dimostrate anomalie, vengono dimostrate anche malattie che possono essere curate quindi precocemente con grandi vantaggi. Il secondo è il vantaggio clamoroso che ha il donatore. Io facevo il donatore, non ho mai preso il giorno di riposo perché donavo il sangue - anzi appena dopo la donazione andavo in ospedale cominciavo a lavorare – ma - e questo è il segnale che voglio dare a chi donerà - per almeno due, tre giorni mi sentivo meglio. Mi sentivo meglio non solo perché ero sicuro di aver fatto qualcosa che poteva servire agli altri, una donazione di una parte di me, del sangue, che poi si riformava rapidissimamente senza nessun problema e quindi questa è la prima sensazione. Questo benessere durava anche alcuni giorni e devo dire che questa sensazione di benessere è un qualcosa che è dimostrato possa essere veramente legata al fatto che rinnovando il proprio patrimonio di globuli rossi, di globuli bianchi e di piastrine, il paziente si sente meglio.








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