2015-06-20 11:47:00

Spadaro: Laudato si’, Enciclica “aperta” per il bene del pianeta


“Non possiamo considerare la natura come qualcosa separato da noi o come una mera cornice della nostra vita”. E’ uno dei passaggi dell’Enciclica “Laudato si’”, documento che pone in primo piano l’urgenza della promozione di un’ecologia integrale che comprenda le dimensioni umane e sociali. Alessandro Gisotti ne ha parlato con padre Antonio Spadaro, direttore di “Civiltà Cattolica”, rivista che - alla seconda Enciclica di Francesco - ha dedicato interamente il suo ultimo numero:

R. – Mi ha molto colpito la visione del mondo che il Papa propone: una visione globale, ampia, che sottolinea le varietà che ci sono tra gli esseri viventi, e anche le connessioni, le relazioni… Il mondo per Papa Francesco è un ambiente, non è un oggetto da trattare. Quindi, direi una visione molto positiva della realtà, esaminata anche nel suo dettaglio: parla degli insetti come parla degli atomi, ma tutto come una grande rete di relazioni; una visione pragmatica ma che sa anche essere molto poetica. Mi colpisce molto di questa Enciclica anche una visione del mondo che certamente è antropologica, ma non antropocentrica: cioè il ruolo dell’uomo non è quello di un dominatore, ma è quello di custode. Il Papa più volte fa appello a una conversione ecologica, cioè vuole che l’uomo scopra di essere custode di un dono prezioso. E questa non è una cosa opzionale, e non è nemmeno un aspetto secondario dell’esperienza cristiana; dice chiaramente che la cura per l’ambiente è parte integrante della vita cristiana: non farlo è peccato.

D. – Cosa c’è di nuovo in questo documento che, sicuramente, si inserisce nel solco della tradizione della Dottrina Sociale della Chiesa, però evidentemente ci sono anche delle originalità…  

R. – Forse la cosa più interessante, più notevole, è che la questione ambientale con questa Enciclica diventa parte integrante della Dottrina Sociale della Chiesa, diventa un capitolo della dottrina sociale. La questione quindi non è più da oggi l’interrogativo se i cattolici debbano affrontare questioni di ecologia in una prospettiva di fede, ma il problema è come farlo, non se farlo. In questo senso Papa Francesco propone quella che lui definisce una “rivoluzione culturale”. La paragonerei alla “Rerum Novarum” di Leone XIII: lì al centro c’era la questione operaia, qui l’ambiente.

D. – Come in Evangelii Gaudium sono tantissimi i documenti delle Conferenze episcopali citati: si può parlare di un’Enciclica con un’anima sinodale?

R. – Assolutamente sì! Direi un’anima collegiale, plurale, ma anche ecumenica e interreligiosa. Sono citate le Conferenze episcopali locali, quindi tutta la Chiesa partecipa a questo documento così importante del Pontificato: un documento "aperto" – potremmo dire quasi “open source”. Ma sappiamo che è anche ecumenico, perché il Papa cita il Patriarca Bartolomeo, come anche cita un mistico islamico, quindi c’è un ponte molto chiaro verso le altre religioni: il Papa fa appello a tutte le religioni perché si mobilitino.

D. – Si vede che Laudato si' è un documento che guarda ad un’ecologia integrale, ambientale, economica, sociale…

R. – Sì, la caratteristica di questa Enciclica è che è davvero ampia e profonda. La Laudato si' è un’Enciclica sociale, non solamente ecologica: inquadra infatti la vita dell’uomo sulla terra connettendo povertà e fragilità del pianeta. In questo senso compie un’opzione preferenziale per la "terra povera", ribadisce che bisogna vincere la cultura dello scarto a favore di una cultura della cura. Quindi, in realtà, è un’Enciclica globale che affronta la vita dell’uomo sulla Terra.

D. – A settembre Francesco parlerà alle Nazioni Unite a New York, all’Assemblea Generale. Questa Enciclica in qualche modo anticipa e amplifica anche l’importanza di questo atteso evento…

R. – Il Papa vede un mondo interdipendente e questo legame ci obbliga a pensare a un solo mondo, un solo progetto comune, proponendo soluzioni a partire non da una prospettiva piccola e locale, ma da una prospettiva globale. Per il Papa i Vertici mondiali sull’ambiente degli ultimi anni non sono stati sufficienti, non hanno risposto – lo dice con chiarezza nell'Enciclica – alle aspettative per una mancanza di decisione politica. Quindi servono forme, strumenti efficaci di governance globale per trattare i problemi comuni. Certamente il Papa ha molta materia di cui trattare nel Palazzo di Vetro.








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