2015-06-20 13:19:00

Papa a Torino. Don Ramello: giovani toccati nel profondo dalla Sindone


Un’esperienza di Chiesa molto intensa per contemplare il mistero dell'amore più grande sul Volto della Sindone, assieme a Papa Francesco. Così don Luca Ramello, direttore della Pastorale giovanile della diocesi di Torino, definisce l’happening degli oratori e dei giovani in corso a Torino - in occasione della visita di domani del Pontefice - nell’intervista di Fabio Colagrande:

R. – “L’amore più grande” è il motto scelto dall’arcivescovo di Torino, mons. Nosiglia, per tutta l’ostensione ma a maggior ragione per questi giorni intensi di happening. È l’amore più grande contemplato sul Volto della Sindone, che ci richiama al Mistero della Passione del Salvatore, ma anche l’amore più grande è quello che si è espresso nel carisma di San Giovanni Bosco e dei tanti santi che a Torino possiamo trovare, incontrare nei loro luoghi. Non solo Don Bosco ma il Beato Piergiorgio Frassati, il Cottolengo, San Leonardo Murialdo.

D. - In queste quattro giornate momenti di incontro, confronto, preghiera ma anche momenti di festa…

R. – Esatto. Oggi le due catechesi e poi la grande veglia all’Area Vitali Parco Dora, una grande zona post industriale che è vicina all’Oratorio del Santo Volto e che diventerà l’oratorio più grande perché accoglierà 10 mila ragazzi. Ci sarà un momento di festa dalle 8.30 alle 21 e poi la grande veglia con l’arcivescovo, i vescovi del Piemonte, con una particolarità: siccome è una veglia che guarda al Mistero del Risorto e del Crocifisso risorto, ma guarda anche all’arrivo di Papa Francesco, questa veglia avrà come tema il Vangelo di Giovanni, capitolo 21. Dunque, per aiutare anche la preghiera, sarà portata in quest’area una barca autentica che viene dalla Liguria con coreografie e balli che riguardano le reti. Per cui sarà veramente un’esperienza di preghiera ma che vorrà utilizzare anche altri linguaggi.

D. – I giovani che rapporto hanno con la Sindone?

R. – È un rapporto misterioso come del resto quello di tutti i pellegrini. È misterioso perché quando io li osservo che passano davanti alla Sindone sembra che vivano esattamente quello che Papa Francesco in maniera geniale ha colto: non sono lì a guardare ma si lasciano guardare. E’ possibile concepire come siano quasi immobilizzati, catturati da quello sguardo che li scruta e in qualche modo dona il miracolo della pace. Spesso si vedono le lacrime, la commozione negli occhi di questi ragazzi. La Sindone rimanda a uno sguardo che viene da “Altro”, da un altro che è lo sguardo di Dio. E dunque i giovani quando sono toccati nel profondo, si fermano: questa esperienza del sostare fa ritrovare loro il gusto di essere autentici, perché in fondo nel cuore del giovane questo è un desiderio grande: l’autenticità. Quello sguardo richiama la verità della vita: chi siamo, dove andiamo, cosa stiamo facendo. Questa è l’esperienza che possiamo costatare nelle migliaia e migliaia di pellegrini che sono giunti in questi mesi e speriamo sia anche l’esperienza di questi giorni di happening.








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