2015-06-20 08:00:00

Immigrazione: ancora respingimenti francesi a Ventimiglia


Sono un centinaio circa i migranti che ancora bivaccano a Ventimiglia, alla frontiera italo-francese, per cercare di entrare in territorio transalpino. La polizia di Parigi continua ad imporre il blocco e riaccompagna in Italia coloro che passano il confine. Sentiamo Giancarlo La Vella:

La frontiera italo-francese tra Ventimiglia e Mentone continua ad essere zona calda; terreno di confronto tra le polizie dei due Paesi. La Francia trova migranti irregolari sul suo territorio e li rimanda in Italia, da dove sono arrivati, ma la polizia di frontiera italiana controlla i migranti respinti e, se non sono transitati dall’Italia li fa tornare oltre frontiera. Delle 90 persone controllate ieri. 55  sono state riaccompagnate in Francia. “La nostra linea non è cambiata”, sottolinea un alto responsabile della prefettura delle Alpes-Maritimes, dopo alcuni casi di accoglimento di migranti in Francia. “I respingimenti continuano”. Intanto ieri prima notte al coperto in una struttura attrezzata di Ventimiglia, con docce e bagni per una settantina di migranti, soprattutto donne in gravidanza e mamme con bambini, ma preoccupa la diffusione tra i migranti di malattie, in particolare la scabbia. E Bruxelles vara un nuovo piano anti-scafisti approvato dai 28 all’unanimità. Si tratta di una missione militare a cui verrà dato il via ufficiale automatico dal Consiglio Esteri di lunedì prossimo.

E oggi, Giornata Mondiale del Rifugiato, il Rapporto 2014 dell’Acnur, l’Alto Commissariato dell’Onu che si occupa del fenomeno, lancia l’allarme sull’aumento delle migrazioni. Sono quasi 60 milioni le persone costrette a fuggire dalle loro case in tutto il mondo. Si tratta di migranti, richiedenti asilo e sfollati interni, costretti a lasciare i luoghi d’origine soprattutto a causa della guerra. Sulle ragioni del fenomeno e sulla composizione di questo popolo in movimento, Marco Guerra ha intervistato Federico Fossi, dell’ufficio stampa dell’Acnur: R. – Nel 2014, in media, ogni giorno 42.500 persone sono state costrette a fuggire dalle proprie case e lasciare tutto quello che avevano, e a oggi in tutto il mondo una persona ogni 122 è rifugiato, sfollato o richiedente asilo.

D. – Ma quali sono le regioni del mondo più interessate da questo fenomeno?

R. – Il Medio Oriente risulta l’area geografica da cui ha origine e che allo stesso tempo ospita il maggior numero di migranti forzati nel mondo. La ragione principale è la crisi siriana: infatti, l’incremento di persone sradicate in tutto il mondo, l’accelerazione l’abbiamo già vista nei primi mesi del 2011 quando, appunto, è scoppiata la guerra in Siria. La Siria è oggi il Paese che dà origine al maggior numero di rifugiati nel mondo: abbiamo quasi 4 milioni di rifugiati e 7,6 milioni di sfollati. Ma a questa crisi si è aggiunta anche la crisi in Iraq, con oltre 3 milioni e mezzo di sfollati alla fine del 2014. Quindi, la regione del Medio Oriente, ma voglio sottolineare anche come il continente europeo abbia avuto il massimo incremento durante il 2014 con +51% di persone costrette alla fuga: il dato è causato principalmente da una parte dal conflitto in Ucraina ma soprattutto sempre dalla crisi siriana. Abbiamo un numero molto alto di rifugiati siriani in Turchia: oltre un milione e 500 mila rifugiati siriani entro il 2014. Questo ha fatto diventare la Turchia il principale Paese di accoglienza di rifugiati nel mondo, come la Siria è il principale Paese di origine dei rifugiati.

D. – Risalta anche il fatto che la metà delle persone coinvolte siano bambini: è molto giovane questo popolo in movimento e in fuga da guerre e carestie …

R. – Sì: la maggior parte – oltre il 50% - sono bambini. Questo è un dato drammatico. Possiamo averne anche “un assaggio” in quello che succede molto vicino a casa nostra: gli arrivi via mare sulle coste italiane, ma soprattutto sulle coste delle isole greche e qui torniamo a persone in fuga da Siria, da Iraq e da Afghanistan, principalmente; vediamo una grandissima quantità di famiglie – famiglie con bambini e anche bambini non accompagnati; pensiamo per esempio agli afghani che attraversano numerosi territori prima di giungere all’Unione Europea.

D. – Poi, paradossalmente, emerge anche che la distribuzione dei rifugiati si concentra nei Paesi più poveri: questo va a sfatare un po’ un luogo comune …

R. – Assolutamente. Questo è un dato che è costante; ci teniamo molto a sottolinearlo, ogni volta, proprio perché c’è sempre questa percezione dell’invasione dell’Europa, che tutti vogliono venire in Europa. In realtà, l’87% dei rifugiati nel mondo sono ospitati nelle regioni, nei Paesi considerati economicamente meno sviluppati, quindi 9 rifugiati su 10 si trovano in questi Paesi e nel 2014, più di un quarto di tutti i rifugiati erano proprio in quei Paesi che rientrano nella lista delle Nazioni Unite relativa ai Paesi meno sviluppati. E’ un concetto anche abbastanza ovvio, nel senso che chi fugge da guerre e persecuzioni non sceglie di fuggire: è costretto alla fuga, e tendenzialmente rimane nei Paesi limitrofi proprio perché ha il desiderio di rientrare a casa propria appena le condizioni lo rendano possibile.








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