2015-06-20 12:01:00

I giornalisti cattolici si confrontano con i media digitali


Il mondo dei social media sta cambiando il modo di fare informazione. Dunque servono nuove professionalità e nuovi modi di leggere la notizia. Di questo si è parlato nel meeting dei giornalisti cattolici “Pellegrini nel Cyberspazio” che si è chiuso oggi a Grottammare. Alessandro Guarasci ha sentito il presidente dell’Unione Stampa Cattolica Italiana Andrea Melodia:

R. – Io credo che i media cattolici abbiano una enorme potenzialità da questo punto di vista, proprio perché sono fortemente inseriti all’interno delle comunità locali, che sono il luogo ideale per una trasformazione del giornalismo: nel senso di una riduzione del valore della produzione della notizia per un aumento del ruolo del servizio informativo globale alla comunità, tenendo conto delle specifiche esigenze informative di ciascuna. È la riflessione che si sta facendo anche negli Stati Uniti a proposito dell’evoluzione del giornalismo, nel momento in cui i media tradizionali – la stampa soprattutto – fatica a tenere il passo con l’avanzata delle nuove tecnologie.

D. – I nuovi media, però, non stanno un po’ destrutturando il lavoro giornalistico: non stanno in qualche modo facendo passare la sensazione per cui tutti possono essere giornalisti, e dunque la verifica della notizia è sempre più debole?

R. – Questi sono dei guai che fanno parte delle condizioni della modernità, con le quali bisogna imparare a convivere, e che bisogna imparare a vincere, perché comunque una buona informazione non si fa senza una competenza giornalistica. È impensabile che l’informazione sia affidata al chiacchiericcio di un web incontrollato. Bisogna usare strumenti informativi corretti, competenze specifiche e modalità di lavoro che siano affinate anche attraverso l’impegno relazionale - con il confronto con i colleghi - la crescita, la formazione: tutta questa attività della quale il mondo giornalistico non può fare a meno. Il pubblico, alla fine, certo passa attraverso una serie di passaggi traumatici, però alla fine si rende conto che il buon giornalismo non si inventa.








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