“Raramente ho sentito una così grande attesa per una Enciclica, e raramente ho visto la Chiesa universale unita e coinvolta nell’assumersi una responsabilità comune nei confronti del creato”. È quanto affermato dal direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, in apertura della conferenza stampa di presentazione dell’Enciclica di Papa Francesco “Laudato si’”. Gli interventi principali sono stati affidati al cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, e al Metropolita di Pergamo, Sua Eminenza John Ziziulas, in rappresentanza del Patriarcato Ecumenico e della Chiesa Ortodossa che ha proposto di istituire per il primo settembre una giornata di preghiera per l’ambiente comune tra tutti i cristiani. Il servizio di Gabriella Ceraso:
Teologia, ricerca scientifica, economia e impegno concreto: sono le prospettive che si intrecciano nell’Enciclica "Laudato si' " e altrettanti sono gli specialisti che ne illustrano il contenuto. Ciò dimostra, dice il cardinale Peter Turkson, che questo documento si pone in dialogo con più soggetti e il dialogo è anche il metodo di redazione del testo fatto di diversi contributi. Francescana l’origine del nome dell’Enciclica, ma anche l’atteggiamento che la fonda, di "contemplazione orante"; essa ha al centro, spiega il porporato, un interrogativo: che tipo di mondo trasmettere ai bambini che crescono? Quindi " che senso dare all’esistenza?". Alla base c'è la costatazione del Papa che "oggi la terra si lamenta":
"...e i suoi gemiti si uniscono a quelli di tutti i poveri e di tutti gli 'scartati' del mondo. Papa Francesco invita ad ascoltarli, sollecitando tutti e ciascuno – singoli, famiglie, collettività locali, nazioni e comunità internazionale – a una 'conversione ecologica', secondo l’espressione di San Giovanni Paolo II, cioè a 'cambiare rotta', assumendo la responsabilità e la bellezza di un impegno per la 'cura della casa comune'".
Ma il Papa riconosce anche una diffusa sensibilità e preoccupazione nel mondo, continua il porporato, dunque non tutto è perduto. Per questo Francesco, spiega, mette al centro dell’Enciclica il concetto di ecologia integrale, che riguarda cioè il sistema naturale e quello sociale insieme. Il Papa non parla solo di degrado, sottolinea il cardinale Turkson, ma incoraggia le buone pratiche, riconosce le responsabilità a tutti i livelli delle sofferenze del creato e attende un impegno universale a partire da politiche internazionali adeguate.
“The issuing
of the Encyclical Laudato Si’ is, therefore, an occasion…"
E’ un 'evento storico' questa Enciclica, un’occasione
di gioia e soddisfazione per gli ortodossi, che dal 1989 sollecitano l’urgenza di
un dibattito sul creato. Così il
Metropolita di Pergamo, John
Zizioulas, nel suo intervento, in cui affronta gli aspetti teologici, spirituali ed ecumenici
del documento. Le implicazioni ecologiche nella dottrina cristiana del creato sono
state spesso ignorate, spiega, invece l’intero creato è intriso di Dio e l’essere
umano è sacerdote della creazione e non suo sfruttatore. Si sofferma poi sulla rottura
del 'rapporto corretto tra uomo e terra', definendola un 'peccato ecologico' verso
Dio e il prossimo, di oggi e di domani:
"Ecological sin is due to human greed…"
Alla base di questo peccato c’è la ricerca della felicità
individuale, un'avidità che genera ingiustizia sociale. A questo va contrapposto un
'ascetismo ecologico' che è invece sensibilità verso tutte le creature, dato che,
sottolinea il Metropolita, siamo tutti interdipendenti. L’ultimo accenno nell'intervento,
va alla dimensione ecumenica riscontrata nell’Enciclica. La minaccia della crisi ecologica
il rischio esistenziale che si profila, osserva, trascende le divisioni tradizionali
e le identità confessionali:
"Pope Francis’ Encyclical is a call
to unity..."
L'enciclica del Papa è un appello all’unità, nella
preghiera per l’ambiente, nella conversione dei cuori e degli stili di vita perchè
si rispetti ogni dono di Dio. "A questo noi rispondiamo con un 'Amen' dal profondo
del cuore".
Di impatto climatico ha parlato invece il prof. John Schellnhuber, fondatore e direttore dell’Istituto di Potsdam che si occupa di questo. Nelle sue parole la spiegazione scientifica e dettagliata di come il clima sia cambiato in milioni di anni, delle responsabilità dell’effetto serra e delle prospettive difficili del futuro, dimostrando che occorre lottare per difendere il creato.
"While this Encyclical points out major challenges…"
Delle sfide che l’Enciclica lancia al mondo dell’economia
e del commercio parla invece la professoressa Carolyn
Woo, ex decana dell’Università Notre Dame.
Questo è un documento ricco di speranza, dice, perché il Papa crede che la" rotta
si possa invertire" e chiede al mondo imprenditoriale di fare "parte della soluzione",
nobilitandosi. Carolyn Woo sottolinea le implicazioni pratiche dell’Enciclica. Francesco,
afferma, ci chiede di guidare il mercato con energie morali e valori umani, di dare
priorità all’occupazione perché fonte di dignità per l’uomo, di pensare nel lungo
termine e di promuovere uno sviluppo che sia sostenibile e inclusivo.
"The Pope actually is a forward thinking business leader…"
Il Papa è un "leader economico lungimirante"
perché sollecita a investire nella sostenibilità,
ottimo affare anche per le imprese, e i leader imprenditoriali che guardano al futuro,
che sono progressisti, riconoscono questi punti: riconoscono quante catastrofi e quanti
fallimenti abbiamo causato .
"We have to remember that business is not just
an economic undertaking..."
Dobbiamo ricordarci, conclude, che l’impresa non è
solo qualcosa di economico, è un'impresa umana quindi deve essere fatta da persone
e per le persone. Questo significa cambiare il modo di agire.
Un contributo alla presentazione dell’Enciclica è venuto anche da un’insegnante della periferia romana, Valeria Martano, appartenente alla Comunità di Sant’Egidio. “L’ecologia urbana, messa in pericolo dall’inquinamento, dai pochi servizi, dall’individualismo pervasivo, rappresenta una sfida per noi cristiani”, ha detto, sottolineando come “attorno ai deboli” sia possibile “rinnovare il volto delle periferie, scoprendo energie che rinnovano l’ecologia umana”. C’è, ha concluso, “una ‘salvezza comunitaria’, che parte dall'inclusione dei deboli, preziosa risorsa di ecologia integrale”.
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