2015-06-17 16:14:00

Povertà in aumento per l'infanzia: lo dice il rapporto CRC


In Italia un bambino su sette vive in condizioni di povertà assoluta, uno su 20 vive in aree inquinate, altrettanti assistono a violenza domestica e uno su 100 è vittima di maltrattamenti. I dati emergono dall'ottavo Rapporto di monitoraggio sull'attuazione della Convenzione sui Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza, presentato oggi a Roma dal Crc, un gruppo di associazioni che si occupano di promozione dei diritti dei minori. Scarsi i servizi socio-educativi come i nidi, offerti: nel 2013 ne ha potuto usufruire solo il 13,5% della popolazione. Adriana Masotti ha sentito Arianna Saulini, di Save the Children e coordinatrice del Crc:

R. – E’ una situazione che richiede delle risposte. Fa impressione rilevare, appunto, che in un solo anno, dal 2013 allo scorso anno, c’è stato un incremento e quindi oggi i minori poveri – in povertà assoluta – in Italia sono oltre un milione e 400 mila, quindi il 13,8 per cento. Chiaramente, si tratta di minori italiani e non più di minori solo di alcune regioni del Sud, ma la povertà si è estesa a tutto il territorio.

D. - Un altro dato è preoccupante: 20 minori su cento assistono ad atti di violenza domestica e uno su cento è vittima di maltrattamenti …

R. – Si tratta di una ricerca pubblicata quest’anno che per la prima volta ha reso noto il fenomeno in Italia. E’ importante riconoscere il fatto che la violenza domestica, cioè quella violenza a cui i minori assistono all’interno delle mura domestiche, generalmente perpetrata dal genitore nei confronti della madre, ha un effetto nocivo nei confronti del minore, come se fosse una violenza nei suoi stessi confronti. Ecco, è importante l’emersione di questo fenomeno, e soprattutto avere la consapevolezza dei danni che arreca al minore.

D. – Il Rapporto mette in luce anche che l’offerta dei nidi, ma anche delle scuole materne, è insufficiente …

R. – Sì: noi, rispetto ai nidi, abbiamo un problema perché la percentuale raccomandata, a livello europeo, è del 33 per cento; noi abbiamo regioni come la Campania in cui la percentuale è di poco superiore al 2 per cento, quindi questo significa che soltanto pochi bambini riescono a usufruire di questo servizio; e sappiamo anche quanto sia importante un servizio di questo tipo, soprattutto per le fasce a rischio di disagio sociale.

D. – Ma qualcuno può dire che in Italia, i bambini invece di andare al nido stanno a casa fino all’età scolare, e questo è anche positivo, per loro... 

R. – Quello che ormai ci dicono anche gli studi scientifici che sono stati condotti non solo nel nostro Paese, ma ovunque, è invece proprio l’impatto che ha un servizio di qualità – ovviamente stiamo parlando di servizi di qualità – sulla fascia di età da 0 a 3 anni: ha un impatto sul loro apprendimento anche in fase scolare. I benefici di un nido di qualità si ripercuotono nel corso della carriera scolastica del bambino, e ovviamente ha un impatto maggiore proprio su quei bambini che vengono da aree di disagio sociale.

D.- Quali sono allora le richieste che voi fate al governo, perché la situazione possa migliorare?

R. – Questa mattina, approfittando della presenza del ministro Poletti che per il secondo anno consecutivo è venuto alla presentazione del Rapporto Crc, abbiamo cercato di formulare richieste molto precise. Prima di tutto, c’è un’aspettativa che il Piano nazionale infanzia venga adottato entro il 2015; ma c’è anche l’aspettativa che al piano vengano affiancate idonee risorse; così come ci aspettiamo che siano chiaramente identificati i soggetti responsabili delle azioni. E’ stata annunciata anche l’imminente adozione di un piano di contrasto alla povertà; le aspettative dell’associazione del Gruppo Crc è che questo piano contenga una particolare attenzione rispetto alla povertà minorile, proprio perché l’infanzia è la fascia della popolazione più colpita dall’incremento della povertà. Ci aspettiamo anche che ci sia una maggiore chiarezza rispetto ad alcuni dati: in particolare, non è ancora andata a regime la banca dati dei minori dichiarati adottabili e delle coppie disponibili all’adozione. Questo significa che a oggi, in Italia, dei 29 Tribunali per i minorenni, solo 11 sono andati a sistema e quindi che c’è un’incertezza e poca chiarezza rispetto al numero dei minori che sono dichiarati adottabili e che ancora non lo sono e sulle cause di questo.








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