2015-06-17 14:01:00

Papa: chiediamo perdono per chi chiude le porte ai migranti


Perdono per chi chiude ai rifugiati. E’ l’appello di Papa Francesco durante l’udienza generale a tre giorni dalla Giornata mondiale del rifugiato che si svolgerà sabato prossimo. In questa cornice, ieri al Centro Astalli, il servizio dei Gesuiti per i rifugiati, si è svolto il convengo dal titolo “L’approdo che non c’è. Proteggiamo i rifugiati più delle frontiere”. Il servizio di Alessandro Filippelli:

Il ricordo è per i tanti fratelli e sorelle che “cercano rifugio lontano dalla loro terra" e a chi, “cerca una casa dove poter vivere senza timore affinché siano sempre rispettati nella loro dignità”. E’ l’appello lanciato dal Papa a pochi giorni dalla Giornata mondiale del rifugiato, promossa dalle Nazioni Unite che quest’anno cade nel periodo più difficile per gli sbarchi e gli arrivi in Italia. L’auspicio di Papa Francesco è che la comunità internazionale agisca unita per prevenire le cause delle migrazioni forzate con l’invito a perdonare a chi nega un approdo sicuro ai rifugiati:

“ Vi invito tutti a chiedere perdono per le persone e le istituzioni che chiudono la porta a questa gente che cerca una famiglia, che cerca di essere custodita”.

Sono 73 milioni i rifugiati, ovvero l’1% della popolazione mondiale, secondo il rapporto pubblicato dall’"Institute for Economics and Peace": nel mondo non si registrava un numero così grande dalla Seconda Guerra Mondiale. Resta urgente un sistema di accoglienza adeguato, diffuso e proporzionato ai bisogni reali di chi arriva per chiedere protezione, come sottolinea mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes:

“Parlare di accoglienza significa parlare di un alto principio che è fondamentale per il rispetto della libertà e della vita delle persone. Coniugare questi due termini, oggi, con le migrazioni significa – soprattutto in Italia – ripensare un piano strutturale che sappia veramente andare incontro a questo popolo in cammino che attraversa il Mediterraneo e che trova, come prima casa, effettivamente, l’Italia e come seconda casa, poi, l’Europa”.

Il Centro Astalli, impegnato a Roma da oltre 30 anni in numerose attività e servizi, mostra il vero volto di una città disposta ad accogliere, aiutare e sostenere, a essere solidale con un’umanità in fuga da contesti di guerre e persecuzioni. Padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli:

“Noi, come Centro Astalli, lo diciamo sempre: imparare a mettersi nei panni degli altri. Nella misura in cui ti metti nei panni di un’altra persona, in questo caso di persone che scappano da persecuzioni e da guerre, la priorità si rovescia. Quindi, quelle persone che hanno più bisogno perché sono scappate da situazioni che hanno messo in discussione la loro vita, devono essere uno stimolo perché la tua coscienza non si addormenti e sia attenta al bisogno del fratello”.








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