2015-06-17 13:09:00

Nepal: nuova scossa a Kathmandu. In arrivo stagione monsoni


Nuova scossa di terremoto in Nepal, già gravemente colpito dal devastante sisma dello scorso aprile che ha provocato oltre 8 mila vittime e più di 22 mila feriti. L'epicentro dell’ultima scossa è stato localizzato a 18 km da Kathmandu. Negli ultimi due mesi nel Paese asiatico sono state registrate più di 2 mila scosse. Per una testimonianza, Giada Aquilino ha raggiunto telefonicamente in Nepal Sonia Siccardi della ‘Fondazione Time4life International’, che si occupa di sostegno a distanza, con progetti di istruzione e programmi alimentari per i più piccoli:

R. – Il terremoto è stato avvertito dalla popolazione che, ovviamente, si è spaventata. Noi siamo qua già da qualche giorno: è la seconda volta che siamo in missione in Nepal nel giro di poche settimane. Questa mattina alle cinque, la scossa avvertita è stata di 4.6 gradi sulla scala Richter: è stata una scossa abbastanza forte e l’epicentro è stato proprio qui, a Kathmandu. Noi siamo a Patan: Kathmandu ha dei distretti che sono limitrofi e Patan in realtà è proprio adiacente la capitale; l’abbiamo dunque sentita in pieno. E’ stata una scossa importante.

D. – Dal 25 aprile a oggi, ci sono state oltre 22 mila scosse: qual è la situazione sul terreno?

R. – Qua a Kathmandu le scosse avvengono tutti i giorni. La situazione sul terreno è ovviamente problematica per tutto quello che il terremoto ha causato, per la distruzione che vediamo intorno a noi. E la gente è scossa, ha paura, scende in strada ad ogni scossa.

D. – Molte famiglie vivono ancora sotto le tende…

R. – Molte famiglie vivono sotto le tende. A Kathmandu sono rientrate già molte persone, perché la città si era svuotata. Tanta gente che risiedeva a Kathmandu per il terrore era andata nelle zone limitrofe accampandosi fuori la città, andando comunque lontano dal centro. Adesso le città come Patan e come Kathmandu si sono ripopolate: la gente è tornata. Ma le abitazioni nelle quali queste persone sono rientrate sono pericolanti: eppure la gente, per disperazione, riapre i negozi oppure va a viverci dentro. La situazione è drammatica: tanta gente non ha neanche una casa pericolante nella quale rientrare e vive ancora in tenda, pure nei villaggi vicino Kathmandu, dove il terremoto ha avuto la sua fase più distruttiva e dove operiamo. Ma il problema delle tende è gigantesco. Molte sono arrivate dalla Croce Rossa cinese o da altre ong e realtà internazionali ma il problema è che stanno arrivando i monsoni. Il monsone significa una pioggia battente, 24 ore su 24: la tenda dunque non è un riparo adeguato per questo tipo di situazione. E’ per questo noi, con “Time4Life” e con l'associazione “Jay Nepal”, stiamo costruendo degli 'shelter', piccoli igloo costruiti con pietra e archi in ferro: sono comunque strutture in mattoni, dove le famiglie possono passare la stagione dei monsoni aspettando di ricostruire le loro case.

D. - “Time for Life” si occupa di sostegno a distanza tramite programmi di istruzione e supporto alimentare: qual è l’emergenza più grande di cui vi state facendo carico?

R. – Una settimana fa eravamo in Kenya, siamo stati sul confine turco-siriano, siamo stati e siamo ancora in Nepal: siamo una Fondazione che viaggia tantissimo, perché l’emergenza è ovunque. Adesso abbiamo il Nepal: ci sono tanti bambini che vanno sostenuti. Ma, per esempio, abbiamo anche l’emergenza dei bambini spaccapietre in Benin: sono bambini che fin da piccolissimi spaccano pietre per fare il cemento e vivono una condizione che possiamo definire di schiavitù, una condizione disumana. Per “Time4Life”, i bambini sono la cosa più importante: riuscire a salvare un bimbo ovunque nel mondo è la missione fondamentale.








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