2015-06-17 13:16:00

Giornata contro la desertificazione: cibo e sostenibilità


“La sicurezza alimentare per tutti attraverso un’agricoltura sostenibile”, questo il tema della Giornata mondiale della lotta contro la desertificazione e la siccità, promossa dall’Onu e celebrata oggi con eventi in tutto il mondo sotto lo slogan “Non si ha niente per niente, investiamo sulla salute del suolo”. Ma che legame c'è tra cibo e desertificazione? Eugenio Murrali lo ha chiesto a Maurizio Sciortino, corrispondente scientifico italiano presso la Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione:

R. – Le due tematiche sono molto connesse, perché la desertificazione e il degrado delle terre mettono a rischio la produttività di grandi estensioni di terreni in tutte le zone del pianeta e in particolare nelle zone aride. L’Africa è la zona con maggiore superficie climaticamente arida, ma anche il Sudamerica, l’Asia e in Europa la fascia mediterranea.

D. – Quali sono oggi le cause maggiori di desertificazione?

R. – A livello globale, la desertificazione minaccia i Paesi più poveri che non hanno le risorse per garantire la sostenibilità della loro produzione alimentare e della loro agricoltura. In queste zone, l’agricoltura spesso viene fatta in modo non sostenibile e quindi degradando il terreno. La desertificazione è causata da cambiamenti climatici che riducono la vegetazione e aumentano le temperature, in alcune zone maggiormente che in altre, ma anche e soprattutto dall’azione dell’uomo che oggi, attraverso la tecnologia, sottopone a stress sempre più forti il suolo e la vegetazione.

D. – E' un processo reversibile?

R. – La desertificazione è lo stadio finale di un processo di degrado, che può iniziare in modo lieve e reversibile, ma che poi può diventare irreversibile se non si torna a pratiche sostenibili e se non si fanno interventi di riabilitazione dei suoli.

D. – Cosa si è fatto, cosa si sta facendo e cosa è invece opportuno fare?

R. – Come per altri problemi globali, il ruolo dei governi è centrale. C’è un problema di cooperazione, di priorità degli sforzi che i Paesi più ricchi fanno per evitare che si creino situazioni – come quelle che stiamo osservando – di esodo dalle zone più povere verso le zone più ricche. Sul campo ci sono progetti e iniziative che puntano alla sostenibilità dell’agricoltura. Un esempio molto semplice è quello di organizzare la raccolta dell’acqua piovana: una tecnica millenaria, che è utilizzata a tutte le latitudini e in tutti i climi, anche in Italia. Questo è possibile, per esempio, attraverso i terrazzamenti che sono sicuramente un modo per ottimizzare l’uso dell’acqua piovana. Ma nei Paesi più aridi è una tecnica molto più importante, proprio perché le risorse idriche sono più scarse. Quindi, bisogna costruire micro-bacini, imbrigliare l’acqua piovana, costruire degli invasi, costruire dei microbacini dove far convergere l’acqua piovana e coltivare. Perché facendo convergere l’acqua piovana in zone più piccole, c’è acqua a sufficienza per alimentare le piante, gli alberi, il foraggio, l’agricoltura. Questo è soltanto un esempio. Ce ne sono poi tanti altri che riguardano l’uso della sostanza organica, l’uso di nuove tecnologie – come l’energia solare in sostituzione dei motori convenzionali – per irrigare e per migliorare la produttività nelle zone irrigue dei Paesi poveri.

D. – Oggi è anche la Giornata della lotta contro la siccità. Quali sono le maggiori urgenze e quali le sfide?

R. – Quello che interessa è essere pronti ad affrontare la siccità e quindi avere tutti i sistemi di allerta e di ottimizzazione delle risorse. Dall’acqua dipende tutto. Del resto la siccità, la mancanza d’acqua, in passato è stata una concausa di crisi sociali e politiche, che hanno portato anche a emigrazioni e cambiamenti sociali importanti.








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