2015-06-13 13:55:00

Agesci: in tanti da Francesco perché ci ha toccato il cuore


È un colpo d’occhio incredibile tutto il blu delle uniformi dell'Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani (Agesci) che riempie la piazza. Poi, tanti fazzolettoni colorati che salutano il passaggio di Papa Francesco, che li ha invitati qui. Sono tante le emozioni che gli Scout giunti da tutta Italia raccontano al microfono di Roberta Barbi:

R. – Sicuramente, il Papa ha mostrato, sin da subito, l’appoggio per il mondo scout. Incontrarlo è un’esperienza singolare, e con le sue parole – anche se lontano – riesce comunque ad arrivare, come se fosse accanto a me.

R. – Abbiamo lavorato in clan per pensare a qualche attività da sviluppare dopo aver incontrato il Papa… Sono molto contento di stare qua.

R. – Fa molto caldo, però è bello! Papa Francesco ci ha chiamato e siamo venuti in tanti, perché questo Papa ci ha toccato. Noi siamo venuti qui da pellegrini. Ed è bello per i ragazzi vedere che le persone sono venute da qualunque posto, e non solo da Roma e dintorni.

R. – Una bella occasione per stare tutti insieme e far vedere che ci siamo.

R. – Io sono molto contento perché penso che questo Papa rispecchi i valori degli Scout.

D. – L’Agesci vi ha chiesto di farvi “pellegrini del bene”, intendendo il bene come qualcosa di difficile da fare rispetto al male, che a volte è la via più facile…

R. – E' vero tanto, perché alla fine gli scout sono i primi che si mettono in gioco per fare del bene.

D. – L’Agesci ha chiesto a voi della branca R/S di essere “pellegrini del dono”: che cosa significa nella vostra realtà, nella vostra vita quotidiana?

R. – E' il servizio, è semplicemente portare i principi in cui noi crediamo in quanto scout.

R. – Un’emozione fortissima per me, ma soprattutto un’emozione per tutti i bambini che porto e per la testimonianza che diamo noi e che dà loro Papa Francesco.

R. – Io sono contento perché è un’emozione che si prova una volta sola nella vita e Papa Francesco è una persona molto speciale.

D. – Se incontrassi Papa Francesco, che cosa gli chiederesti?

R. – Se incontrassi Papa Francesco, gli chiederei se potesse far sì che nel mondo non esistesse la guerra e ci fosse solo la pace…

R. – Che mi desse il suo numero, così posso dirgli qualcosa ogni giorno… magari qualche preghiera.

R. – Io vorrei averlo come amico, in modo che mi possa sempre confessare da lui.

R. – Io gli chiedere come si trova qui…

R. – Io gli chiedere che non ci fosse più fame nel mondo…

D. – La mente inevitabilmente va all’ultima udienza, cui si partecipò in 30 mila, con Giovanni Paolo II, che esortò l’Agesci a puntare in alto: “Duc in Altum, Agesci!”. Quanta strada è stata fatta da allora?

R. – Sicuramente, l’Agesci sta affrontando delle sfide importanti ultimamente. La sfida della Route nazionale è una sfida importante: una strada che abbiamo tracciato e su cui abbiamo mosso i primi passi. Adesso bisognerà vedere dove ci porterà. Descrive molto bene i ragazzi con cui ancora facciamo educazione e la facciamo come una Associazione di frontiera, sicuramente, che parla un linguaggio che quasi nessun’altra associazione parla e che arriva dove altre associazioni faticano sicuramente ad arrivare. Quindi, l’incontro con il Papa oggi aiuterà sicuramente a dare slancio.

R. – L’Agesci ci ha provato con San Rossore a puntare in alto. Secondo mel, deve puntare più in alto, deve tornare a scommettere sull’essere Chiesa, sul non aver paura, sull’essere cristiani nel mondo e laici nella Chiesa.

“Che la strada si apre, passo dopo passo, ora, su questa strada noi, e si spalanca un cielo, un mondo che rinasce e si può vivere nell’unità…”.

“Buona caccia, Papa Francesco”.

“Buona caccia, Papa Francesco”.

“Buona caccia, Papa Francesco”.








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