2015-06-12 15:25:00

MSF all’India: salvaguardare accesso a farmaci basso costo


Il principale Paese produttore di farmaci salvavita, l’India, rischia di non poter più fornire terapie a prezzi accessibili per chi ne ha più bisogno, a causa delle pressioni delle grandi multinazionali farmaceutiche. A lanciare l’allarme è l’organizzazione Medici senza frontiere, che si serve per l’80% dei suoi farmaci contro Hiv, malaria, tubercolosi e altre malattie, di prodotti indiani. "Non è possibile che il profitto vinca sulla vita delle persone", dice al microfono di Gabriella Ceraso, Silvia Mancini di Msf, spiegando cosa sta accadendo:

R. – L’India ha messo in atto una legge di proprietà intellettuale di brevetti sui prodotti farmaceutici estremamente attenta a conciliare le esigenze sia di salute pubblica che quelle commerciali. In particolare, le leggi sui brevetti farmaceutici in India consentono per esempio alla società civile di opporsi al rilascio di un brevetto, a meno che non sia su farmaci veramente innovativi. Si prevede inoltre, per esempio, il non rilascio della esclusività dei dati, cioè la possibilità di giovare di sperimentazioni cliniche già esistenti per la registrazione di farmaci generici equivalenti. Quindi, una serie di piccole clausole ha permesso all’India di produrre dei farmaci generici di qualità a prezzi più accessibili.

D. – Che cosa invece stanno cercando di fare Stati Uniti, Unione Europea, Svizzera e Giappone in questi giorni nel summit di Kyoto sul partenariato economico?

R. – Cercano di mettere in atto delle disposizioni più restrittive, cercando di far venir meno questa opposizione sui brevetti oppure cercando di riconoscere un monopolio anche sull’esclusività dei dati. Chiaramente, se queste norme dovessero esseree accettate questo porterebbe a una messa in discussione di tutta una serie di attenzioni alla salute pubblica che, invece, la legge indiana sui brevetti farmaceutici era stata molto attenta a tutelare.

D. – Per questo che cosa raccomandate?

R. – L’appello è su larga scala: da una lato è a livello istituzionale, ministri della Salute, il governo e il primo ministro indiano, ma chiaramente anche la società civile, i diversi governi occidentali che sostengono questa causa, i Paesi in via di sviluppo agevolati finora dal poter usufruire di questi farmaci generici.Chiaramente, il ruolo che la società civile può giocare è importante: l’abbiamo visto in passato anche con i pazienti sieropositivi, per esempio. Il fatto di costituire una massa critica importante è rilevante per far arrivare nei salotti buoni della politica anche la voce dal basso.

D. – Lo vogliamo ripetere: non è solo una questione tecnica e medica, ma si tratta di salvaguardia della vita umana. Cosa si rischia se le regole indiane sui farmaci cambieranno?  

R. – E' fondamentale che tutte queste disposizioni non vengano adottate per salvaguardare la tutela della salute pubblica e per permettere all’India, che è stata finora chiamata la “farmacia del Sud del mondo”, di poter continuare a produrre farmaci a basso costo per i più bisognosi, soprattutto per i Paesi in via di sviluppo dell’Africa subsahariana.








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