“L’accesso al cibo necessario è un diritto di tutti”: continuiamo “la lotta alla fame senza secondi fini”. Così il Papa ricevendo in Sala Clementina i partecipanti alla 39.ma Conferenza dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura, la Fao, accompagnati dal presidente della sessione, La Mamea Ropati, e dal direttore generale dell’organizzazione, José Graziano da Silva. Francesco ha pure ricordato la sua partecipazione alla seconda Conferenza internazionale sulla nutrizione, nel novembre scorso. Il servizio di Giada Aquilino:
L'accesso al cibo necessario è un diritto di tutti
Modifichiamo il nostro rapporto con le risorse naturali e l’uso dei terreni, non cadiamo
“nella schiavitù del consumismo”, eliminiamo lo sperpero: “così sconfiggeremo la fame”,
che non è “un argomento impopolare, un problema irrisolvibile”. Papa Francesco non
ha dubbi: anche di fronte ai dati mondiali che dicono come “quel miliardo e 200 milioni
di affamati del 1992” si sia ridotto, il Pontefice sottolinea che “serve a poco” prendere
atto dei numeri e progettare impegni e raccomandazioni:
“Debemos responder al imperativo...
Dobbiamo invece rispondere all’imperativo che l’accesso al cibo necessario è un diritto
di tutti. I diritti non consentono esclusioni”.
Non delegare, ma agire
Francesco invita quindi a “rispondere in concreto agli affamati e a tutti coloro che
attendono dallo sviluppo agricolo una risposta alla loro condizione”, senza tralasciare
“l’obbligo di debellare la fame e prevenire qualsiasi forma di malnutrizione, in tutto
il mondo”. Di fronte alla miseria di tanti fratelli e sorelle, il Papa pensa a volte
che “l’argomento della fame e dello sviluppo agricolo sia oggi diventato uno dei tanti
problemi in questo tempo di crisi”:
“Vemos crecer por doquier el número de personas...
Vediamo ovunque crescere il numero di chi con fatica accede a pasti regolari e sani.
Ma invece di agire preferiamo delegare e delegare a tutti i livelli. E pensiamo: ci
sarà qualcuno che se ne occuperà, magari un altro Paese, o quel Governo, quella Organizzazione
internazionale”.
Ridurre gli sprechi, disparità di nutrizione tra Nord e Sud
L’esortazione è a vincere “la nostra tendenza a ‘disertare’ di fronte a temi difficili”
e chiedersi “cosa possiamo fare”. Il Papa sottolinea che “preoccupano molto le statistiche
sugli sprechi”, che riguardano “un terzo degli alimenti prodotti”, e “inquieta sapere”
che buona quantità di prodotti agricoli non viene usata per “le necessità immediate
degli affamati”. Quindi “ridurre gli sprechi è essenziale”, come pure “riflettere
sull’uso non alimentare dei prodotti agricoli” e “garantire condizioni ambientali
sempre più sane”: serve dunque “sensibilizzare tutti i Paesi sul tipo di nutrizione
adottata” e ciò - aggiunge - varia a seconda delle latitudini:
“En el Sur del mundo se ha de poner la atención...
Nel Sud del mondo l’attenzione va posta sulla quantità sufficiente di alimenti da
garantire ad una popolazione in crescita, nel Nord il punto centrale è la qualità
della nutrizione e degli alimenti. Ma sia sulla qualità che sulla quantità pesa la
situazione di insicurezza determinata dal clima, dall’aumento della domanda e dall’incertezza
dei prezzi”.
Stili di vita da modificare
Francesco propone quindi “di modificare gli stili di vita e forse - prosegue - avremo
bisogno di meno risorse”:
“La sobriedad no se opone al desarrollo...
La sobrietà non si oppone allo sviluppo, anzi, è ormai evidente che è diventata una
sua condizione”.
Valore sacro dei prodotti della terra
La riflessione del Papa prosegue con l’incisione delle regole del mercato “sulla fame
nel mondo”. I prezzi volatili dei prodotti alimentari impediscono ai più poveri “di
fare programmi o di contare su una nutrizione anche minima”. E le cause sono tante,
nota il Papa:
“Nos preocupa justamente el cambio climático…
Ci preoccupano giustamente i cambiamenti climatici, ma non possiamo dimenticare la
speculazione finanziaria: un esempio sono i prezzi di grano, riso, mais, soia che
oscillano in borsa, magari vengono legati a fondi di rendimento e, quindi, più alto
è il loro prezzo maggiormente ricava il fondo. Anche qui, proviamo a percorrere un’altra
strada convincendoci che i prodotti della terra hanno un valore che possiamo dire
“sacro”, perché sono frutto del lavoro quotidiano di persone, famiglie, comunità di
contadini. Un lavoro spesso dominato da incertezze, preoccupazioni per le condizioni
climatiche, ansie per le possibili distruzioni del raccolto”.
Solidarietà al centro
È necessario che lo sviluppo agricolo “sia al centro dell’attività economica”, rafforzando
“le capacità delle popolazioni di fronteggiare le crisi”, naturali o causate dall’azione
umana. Di fronte alla “mancata volontà di assumere impegni vincolanti” o all’“assenza
di tanti, persino di Stati” - perché il problema fame “non assicura consensi” - ci
si dimentica che “non bastano solo politiche sociali” per fronteggiare la povertà:
“Esta actitud puede cambiar si reponemos...
Questo atteggiamento può cambiare se ricollochiamo nel cuore delle relazioni internazionali
la solidarietà, trasportandola dal vocabolario alle scelte della politica: la politica
dell’altro. Se tutti gli Stati Membri operano per l’altro, i consensi all’azione della
Fao non tarderanno ad arrivare e anzi se ne riscoprirà la funzione originaria, quel
“Fiat panis” che è inserito nel suo emblema”.
Incentivare produzioni locali e gestione attenta degli aiuti
C’è poi l’educazione delle persone ad una corretta alimentazione, educazione che oggi
“ha diverse declinazioni”: in occidente il problema sono gli alti consumi e gli sprechi,
nel Sud invece è necessario incentivare la produzione locale che in tanti Paesi con
‘fame cronica’ “è sostituita da derrate provenienti dall’esterno e magari inizialmente
mediante gli aiuti”:
“Pero las ayudas de emergencia no bastan…
Gli aiuti di emergenza, però, non bastano e non sempre finiscono nelle mani giuste.
Così si crea dipendenza verso i grandi produttori, e se il Paese manca della necessaria
disponibilità economica, ecco che la popolazione finisce per non alimentarsi e la
fame cresce”.
Centralità della persona umana, accesso all'acqua e alle terre
I cambiamenti climatici, nota inoltre il Papa, “ci riportano ai forzati spostamenti
di popolazione e ai tanti drammi umanitari per mancanza di risorse, ad iniziare dall’acqua
già oggetto di conflitti che in prospettiva aumenteranno”: le soluzioni auspicabili
quindi non devono dimenticare “la centralità della persona umana che è la misura di
ogni diritto”:
“No basta afirmar que hay un derecho al agua...
Non basta affermare che esiste un diritto all’acqua senza agire per rendere sostenibile
il consumo di questo bene-risorsa e per eliminare ogni spreco. L’acqua resta un simbolo
che i riti di molte religioni e culture usano per indicare appartenenza, purificazione
e conversione interiori. Partendo da questo valore simbolico la Fao può contribuire
a rivedere modelli di comportamento per garantire, oggi e in futuro, che tutti possano
accedere all’acqua indispensabile alle loro necessità e alle attività agricole”.
Sullo stesso piano dell’acqua, anche “l’utilizzo dei terreni rimane un serio problema”:
“Preocupa cada vez más...
Preoccupa sempre più l’accaparramento delle terre coltivabili da parte di imprese
transnazionali e di Stati che non solo priva gli agricoltori di un bene essenziale,
ma intacca direttamente la sovranità dei Paesi. Sono molte ormai le Regioni in cui
gli alimenti prodotti vanno verso l’estero e la popolazione locale si impoverisce
doppiamente perché non ha né alimenti, né terra”.
Progetti in favore di aziende familiari
Ci sono zone, evidenzia ancora il Papa, dove le donne “non possono possedere i terreni
che lavorano, con una disparità di diritti che impedisce la serenità della vita familiare”,
nonostante nel mondo la produzione mondiale di alimenti sia “in massima parte opera
di aziende familiari”. L’auspicio è dunque il rafforzamento di progetti in loro favore,
stimolando “gli Stati a regolare equamente l’uso e la proprietà della terra”. L’invito
allora è a lavorare “per armonizzare le differenze” e a unire gli sforzi:
“Así, ya no leeremos que la seguridad alimentaria...
Così non leggeremo più che la sicurezza alimentare per il Nord significa eliminare
grassi e favorire il movimento e per il Sud procurarsi almeno un pasto al giorno”.
L'impegno della Chiesa nella lotta alla fame senza secondi fini
Nella prospettiva che entro il 2050 ci saranno 9 miliardi di abitanti sul pianeta
e, secondo stime Fao, “la produzione deve aumentare e addirittura raddoppiare”, il
Papa esorta a continuare “la lotta alla fame senza secondi fini”, in un cammino a
cui anche la Chiesa partecipa impegnandosi a favorire un “cambio di atteggiamento”
perché le risorse della terra sono limitate e “un loro uso sostenibile è assolutamente
urgente”.
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