2015-06-10 13:49:00

Banche: HSBC taglia 50 mila posti di lavoro e va in Asia


Il colosso bancario HSBC con base a Londra - il primo per attività in Europa - annuncia nei prossimi due anni tagli fino a 50 mila posti di lavoro, un quinto del totale, e la delocalizzazione in Asia. Dopo diversi coinvolgimenti in scandali con relative sanzioni - l’ultima indagine è tuttora in corso in Italia, per manipolazione del mercato e frodi fiscale - l’Amministratore Delegato, Stuart Gulliver, sembra intenzionato a tagliare i costi per tornare a crescere. Ma a che prezzo e con quali conseguenze? Gabriella Ceraso ne ha parlato con Giovanni Petrella ordinario di Intermediazione Finanziaria all'Università Cattolica di Milano:

R. – Penso che sia una decisione che possa essere motivata da scelte legate all’organizzazione del lavoro della banca, un’organizzazione del lavoro che, oggi, in prospettiva, è sempre meno legata alla localizzazione fisica delle filiali bancarie e sempre più dipendente dalla tecnologia e dalla telematica. Quindi, l’intermediario ha necessariamente l’obiettivo di guardarsi intorno e cercare il posto del mondo in cui esistono delle professionalità in grado di svolgere quell’attività al minor costo possibile.

D. – E’ una tendenza, quindi, generale quella che ci dice che il Sud Est asiatico - come ha detto anche l’ad della banca - è la regione e l’area dello sviluppo futuro…

R. – E’ un’area che è molto importante per questo tipo di delocalizzazioni. D’altra parte, penso che anche altre aree europee possano giocare un ruolo, se cambiano alcune condizioni di contesto.

D. – E questo caso  ci dice qualcosa su quanto costa a livello umano la finanza speculativa?

R. – Non vedo un legame diretto tra la finanza speculativa e queste scelte. Anche perché questo tipo di scelte sono state fatte da imprese industriali. E’ stata proprio una necessità dettata dal non essere sostenibili sul mercato.

D. – Scelte obbligate che rivelano lo stato di salute, a livello di costi e di crescita, e quindi quale il futuro dell’Europa?

R. – Questa è sicuramente una cosa sulla quale riflettere molto. Lo sviluppo futuro, infatti, dell’Europa e degli Stati Uniti, in termini di capacità occupazionali, dipende molto da questa possibilità di arbitraggio tra diversi luoghi del mondo. In prospettiva, l’occupazione in zone in cui il costo è più elevato può essere soltanto un’occupazione che è ad “alto” valore aggiunto. Quindi si fa qualcosa che in altri posti non è possibile fare oppure si fanno cose che sono legate alla distribuzione, all’ultima fase del processo produttivo, cioè alla vendita del prodotto o del servizio. Questi, dunque, sono in effetti i due sbocchi possibili per chi lavora in un contesto sviluppato e che diventa anche il contesto in cui i costi sono più elevati. I giovani devono sapere che o si investe in formazione, quindi in un qualcosa che li metta in condizioni di fare delle attività che altrove non possono essere fatte, oppure il meccanismo economico porterà quelle attività nei luoghi in cui costano meno. 








All the contents on this site are copyrighted ©.