2015-06-06 08:30:00

Sarajevo, omelia Papa: vera pace non è proclamata ma vissuta


Ci sono i costruttori “menzogneri” della pace, che la annunciano a parole, e ci sono gli “artigiani” che la costruiscono davvero ogni giorno, gesto dopo gesto, dimostrando fraternità e misericordia. È una delle considerazioni che Papa Francesco ha espresso durante l’omelia della Messa presieduta nello stadio Koševo di Sarajevo.

Di seguito, ampi stralci dell’omelia del Papa;

“Pace è il sogno di Dio, è il progetto di Dio per l’umanità, per la storia, con tutto il creato. Ed è un progetto che incontra sempre opposizione da parte dell’uomo e da parte del maligno. Anche nel nostro tempo l’aspirazione alla pace e l’impegno per costruirla si scontrano col fatto che nel mondo sono in atto numerosi conflitti armati. È una sorta di terza guerra mondiale combattuta “a pezzi”; e, nel contesto della comunicazione globale, si percepisce un clima di guerra”.

“C’è chi questo clima – ha constatato Francesco – vuole crearlo e fomentarlo deliberatamente, in particolare coloro che cercano lo scontro tra diverse culture e civiltà, e anche coloro che speculano sulle guerre per vendere armi. Ma la guerra significa bambini, donne e anziani nei campi profughi; significa dislocamenti forzati; significa case, strade, fabbriche distrutte; significa soprattutto tante vite spezzate. Voi lo sapete bene, per averlo sperimentato proprio qui: quanta sofferenza, quanta distruzione, quanto dolore! Oggi, cari fratelli e sorelle, si leva ancora una volta da questa città il grido del popolo di Dio e di tutti gli uomini e le donne di buona volontà: mai più la guerra!”

Gesù nel Vangelo, ricorda il Papa, dice “Beati gli operatori di pace”, non “Beati i predicatori di pace”. “Tutti sono capaci di proclamarla, anche in maniera ipocrita o addirittura menzognera”, ha proseguito Francesco, che ha ripetuto come “fare la pace” sia “un lavoro artigianale” che richiede “passione, pazienza, esperienza, tenacia. Beati sono coloro che seminano pace con le loro azioni quotidiane, con atteggiamenti e gesti di servizio, di fraternità, di dialogo, di misericordia…”. Questi sì, ha citato il Papa, “saranno chiamati figli di Dio”, perché “Dio semina pace, sempre, dovunque; nella pienezza dei tempi ha seminato nel mondo il suo Figlio perché avessimo la pace! Fare la pace è un lavoro da portare avanti tutti i giorni, passo dopo passo, senza mai stancarsi”.

E come si fa, come si costruisce la pace? La pace – ha indicato il Papa – “è opera della giustizia. Anche qui: non una giustizia declamata, teorizzata, pianificata… ma la giustizia praticata, vissuta. E il Nuovo Testamento ci insegna che il pieno compimento della giustizia è amare il prossimo come sé stessi. Quando, con la grazia di Dio, noi seguiamo questo comandamento, come cambiano le cose! Perché cambiamo noi! Quella persona, quel popolo, che vedevo come nemico, in realtà ha il mio stesso volto, il mio stesso cuore, la mia stessa anima. Abbiamo lo stesso Padre nei cieli. Allora la vera giustizia è fare a quella persona, a quel popolo, ciò che vorrei fosse fatto a me, al mio popolo”.

Rammentando le parole di San Paolo, che elenca – ha detto Francesco – “gli atteggiamenti necessari per fare la pace”, rivestirsi cioè con sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, il Papa ha invitato a non illudersi sul fatto che la pace “dipenda solo da noi”. “Cadremmo – ha obiettato – in un moralismo illusorio. La pace è dono di Dio, non in senso magico, ma perché Lui, con il suo Spirito, può imprimere questi atteggiamenti nei nostri cuori e nella nostra carne, e fare di noi dei veri strumenti della sua pace. E, andando in profondità, l’Apostolo dice che la pace è dono di Dio perché è frutto della sua riconciliazione con noi. Solo se si lascia riconciliare con Dio, l’uomo può diventare operatore di pace”.

“Cari fratelli e sorelle – ha concluso – oggi domandiamo insieme al Signore, per intercessione della Vergine Maria, la grazia di avere un cuore semplice, la grazia della pazienza, la grazia di lottare e lavorare per la giustizia, di essere misericordiosi, di operare per la pace, di seminare la pace e non guerra e discordia. Questo è il cammino che rende felici, che rende beati”.








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