2015-06-05 06:42:00

Congo: appello dei vescovi per l'est del Paese


Un appello a favore delle “vittime della guerra e dell’insicurezza” nell’est della Repubblica Democratica del Congo, “in particolare nella città di Beni”. È quello arrivato dai vescovi della regione del Kivu e di Maniema attraverso un recente messaggio.

A Beni dal 2010 rapite 837 persone tra cui tre sacerdoti assunzionisti
Il documento dei presuli, che ha come primo firmatario l’arcivescovo di Bukavu, François Xavier Maroy-Rusengo - riferisce l'agenzia Misna - è la testimonianza di una situazione che “strangola la popolazione sul piano economico” e la espone alle azioni di gruppi armati “predatori”. Impressionanti i numeri che riguardano la città di Beni: 837 persone sono state rapite nel territorio limitrofo dal 2010. Tra loro i tre sacerdoti assunzionisti scomparsi ad ottobre 2012, di cui non si hanno informazioni. Sono 419, invece, i morti registrati solo tra ottobre dello scorso anno e il mese di maggio appena passato.

I vescovi chiedono al governo azioni concrete
Pur riconoscendo come le autorità pubbliche e la comunità internazionale abbiano preso, negli anni, alcune iniziative a riguardo, i vescovi sottolineano che “la sicurezza, la pace e l’integrità territoriale non sembrano essere state prioritarie, e tuttavia costituiscono condizioni preliminari per ogni sforzo di costruzione, ricostruzione e modernizzazione”. “In ogni caso, in generale, lo Stato lascia incancrenirsi la situazione nell’est del Paese. – prosegue il documento – Abbiamo difficoltà a comprendere le ambiguità, i tentennamenti e i paradossi del nostro governo. Dopo ogni crisi le missioni si susseguono a cascata, ma invano, perché le autorità ascoltano, ma non segue alcuna azione concreta”.

Appello all'unità del Paese
​Davanti a un territorio attraversato dalla violenza, a rischio d’infiltrazioni e di “balcanizzazione” l’appello dei vescovi va alle istituzioni nazionali e internazionali, ma anche la popolo congolese nel suo insieme, esortato “alla solidarietà” e a mantenere il Paese “uno e indivisibile”. (D.M.)








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