Un appello a favore delle “vittime della guerra e dell’insicurezza” nell’est della Repubblica Democratica del Congo, “in particolare nella città di Beni”. È quello arrivato dai vescovi della regione del Kivu e di Maniema attraverso un recente messaggio.
A Beni dal 2010 rapite 837 persone tra cui tre sacerdoti assunzionisti
Il documento dei presuli, che ha come primo firmatario l’arcivescovo di Bukavu, François
Xavier Maroy-Rusengo - riferisce l'agenzia Misna - è la testimonianza di una situazione
che “strangola la popolazione sul piano economico” e la espone alle azioni di gruppi
armati “predatori”. Impressionanti i numeri che riguardano la città di Beni: 837 persone
sono state rapite nel territorio limitrofo dal 2010. Tra loro i tre sacerdoti assunzionisti
scomparsi ad ottobre 2012, di cui non si hanno informazioni. Sono 419, invece, i morti
registrati solo tra ottobre dello scorso anno e il mese di maggio appena passato.
I vescovi chiedono al governo azioni concrete
Pur riconoscendo come le autorità pubbliche e la comunità internazionale abbiano preso,
negli anni, alcune iniziative a riguardo, i vescovi sottolineano che “la sicurezza,
la pace e l’integrità territoriale non sembrano essere state prioritarie, e tuttavia
costituiscono condizioni preliminari per ogni sforzo di costruzione, ricostruzione
e modernizzazione”. “In ogni caso, in generale, lo Stato lascia incancrenirsi la situazione
nell’est del Paese. – prosegue il documento – Abbiamo difficoltà a comprendere le
ambiguità, i tentennamenti e i paradossi del nostro governo. Dopo ogni crisi le missioni
si susseguono a cascata, ma invano, perché le autorità ascoltano, ma non segue alcuna
azione concreta”.
Appello all'unità del Paese
Davanti a un territorio attraversato dalla violenza, a rischio d’infiltrazioni e
di “balcanizzazione” l’appello dei vescovi va alle istituzioni nazionali e internazionali,
ma anche la popolo congolese nel suo insieme, esortato “alla solidarietà” e a mantenere
il Paese “uno e indivisibile”. (D.M.)
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