2015-06-04 12:38:00

Rinviate elezioni in Burundi. Un missionario: opposizione proseguirà


Sono state nuovamente rinviate a data da destinarsi le elezioni legislative e comunali che avrebbero dovuto tenersi domani in Burundi, dando il via alle elezioni generali il cui calendario fissava le presidenziali per il 26 giugno prossimo. Lo hanno deciso le autorità di Bujumbura, di fronte al crescente rischio di un bagno di sangue. Da fine aprile infatti si susseguono le proteste contro il presidente uscente Pierre Nkurunziza, candidato per un terzo mandato e al potere dal 2005; in più occasioni l’esercito è intervenuto con la forza: almeno una trentina le vittime negli scontri. Giada Aquilino ne ha parlato con padre Gabriele Ferrari, missionario saveriano che insegna nel seminario maggiore di Gitega, ad Est di Bujumbura, appena rientrato dal Burundi:

R. – Dalle telefonate che ho avuto, il clima della città di Bujumbura - perché è lì che si concentra soprattutto l’opposizione - è molto teso e la paura è altissima. La gente è sgomenta, ma contemporaneamente è decisa ad andare avanti nell’opposizione. E’ vero che tutto questo è diventato pesante per la popolazione, perché non c’è più commercio, non c’è più modo di muoversi, non c’è più possibilità di andare a fare la spesa, ma l’opposizione continua ad andare avanti.

D. – Perché l’opposizione va avanti? Per i precedenti due mandati Nkurunziza che presidente è stato?

R. – Il presidente Nkurunziza è un presidente che è stato eletto “democraticamente” alla maniera un po’ africana, però dopo non solo ha governato con pugno di ferro, ma ha anche cercato di eliminare progressivamente tutte le opposizioni possibili. La seconda volta, è stato eletto semplicemente dal suo partito, perché l’opposizione si è ritirata vedendo che non c’era spazio. Questa volta, invece, l’opposizione è rimasta in lizza, ma è stata pesantemente condizionata dal governo, che è sostenuto da un gruppo che l’Onu ha definito una “milizia”: un gruppo di giovani del partito del presidente che circolano in città seminando terrore. Penso sia stato un bene che le elezioni le abbiano rinviate, perché non ci sarebbe stato modo di fare delle consultazioni in questo clima. Ci sono stati oltre 30 morti nelle manifestazioni popolari! Del resto anche la Conferenza episcopale ha ritirato i preti che occupavano posti importanti all’interno della Commissione elettorale nazionale: li ha ritirati perché ha detto che, in questo modo, non vuole sentirsi garante di elezioni che sono organizzate con troppe lacune.

D. – Ci sono segnali che, in qualche modo, Nkurunziza possa cambiare idea e ritirarsi?

R. – Non se ne vedono di questi segnali. C’è un ribadire un punto, in modo indiscutibile, in ogni negoziato: cioè il terzo mandato.

D. – La popolazione, invece, cosa chiede per il futuro?

R. – Chiede libertà democratica; chiede di poter votare il presidente che vuole e non il presidente che è imposto. E’ un po’ un vizio africano quello di non mollare il potere una volta che lo si è preso.

D. – La comunità cattolica di Bujumbura e del Burundi ha vissuto, nel tempo, momenti difficili accanto alla popolazione: ricordiamo l’assassinio di tre suore l’anno scorso, ma non solo; ricordiamo anche il vostro contributo a fianco della popolazione durante il conflitto civile. Che Paese è oggi il Burundi?

R. – Il Burundi è un Paese che sogna la pace. Da un punto di vista religioso, è una Chiesa fiorente, ma il vescovo di Bujumbura è scampato ad un attentato. E non è il primo, è il secondo che gli fanno: non nel contesto delle elezioni, ma in gennaio o in febbraio ha avuto un altro attentato, del quale si è saputo solo recentemente. Pare fosse in connessione con la morte delle suore, perché il vescovo è stato molto duro nel condannare quegli omicidi.

D. – La speranza per il Paese a questo punto qual è?

R. – La speranza del Paese, a questo punto, è che vedendo l’opposizione della gente finalmente si aprano gli occhi e ci si chieda a cosa serva governare contro il Paese. La speranza a questo punto – io sono un prete, un missionario – penso sia in Dio.








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