2015-06-03 12:54:00

Whirlpool. Francesco: si trovi soluzione equa e rapida


Al termine dell’udienza generale, il Papa ha levato un forte appello per la difficile situazione degli operai della fabbrica Indesit Whirlpool di Carinaro, in provincia di Caserta. Oltre 800 i posti di lavoro a rischio secondo il piano della multinazionale statunitense. Pensando alla difficile situazione in cui si trova l’intero Paese, Francesco ha chiesto “un incisivo impegno per aprire vie di speranza”. Presente in Piazza san Pietro una delegazione di 50 dipendenti dello stabilimento campano. Ascoltiamo le parole del Santo Padre nel servizio di Paolo Ondarza:

“Un pensiero speciale rivolgo agli operai della Fabbrica Whirlpool di Carinaro, ed auspico che la loro grave congiuntura occupazionale possa trovare una rapida ed equa soluzione, nel rispetto dei diritti di tutti, specialmente delle famiglie. La situazione nell’intero Paese è particolarmente difficile. È importante che ci sia un incisivo impegno per aprire vie di speranza”.

Ad ascoltare le parole di Francesco in Piazza San Pietro tra i 50 lavoratori Indesit Whirlpool di Carinaro questa mattina c’era anche Giacinto Gravante. “Siamo qui – spiega – per non farci rubare la speranza”:

R. – Siamo stati molto felici, con la speranza che questo saluto veramente possa dare frutti nei confronti della vertenza che ormai da 45 giorni ci sta distruggendo, sia moralmente che fisicamente e anche economicamente. E non vediamo ancora una via d’uscita.

 D. – Come mai siete venuti dal Papa?

 R. – Chi è più vicino a questa situazione che il Papa?

 D. – A che punto è la situazione?

 R. – Diciamo che la vertenza è in stallo. L’azienda non indietreggia: capisce la difficoltà che c’è, soprattutto nella nostra zona, con i licenziamenti di massa. Dice sempre che andando avanti con la vertenza, essa acquisisce possibilità di non-licenziamento. Noi dobbiamo capire cosa significa “non-licenziamento”: se portare le persone fino al 2018, e poi nel 2018 nasce il problema, si tratta in realtà di un licenziamento ritardato. Noi vogliamo lavorare!

D. – Voi qui siete venuti in 50: quanti sono i lavoratori che state rappresentando?

R. – Noi siamo circa 850.

D. – Perdere il lavoro vuol dire anche uscire dalla legalità?

R. – Soprattutto per persone che si trovano per strada a 40 anni! Io non dico che tutti finiscano nella non-legalità, però saranno tante le persone che per mettere un piatto in tavola, rischiano di allontanarsi dalla legalità… Io credo ci sia questo pericolo. E togliere 800 persone… Non dimentichiamoci che ci sono anche 600 persone di indotto e così arriviamo a 1.400. Cioè, parliamo di 1.400 famiglie, non persone! Abbiamo fede… Speriamo che le parole del Papa avvolgano i massimi dirigenti, perché trovino una soluzione industriale alla vertenza.

D. – Il Papa ha chiesto, infatti, una rapida ed equa soluzione nel rispetto dei diritti di tutti, specialmente delle famiglie…

R. – Sì, perché se non c’è lavoro, purtroppo, poi c’è questa difficoltà: non c’è lavoro, non c’è dignità, c’è illegalità… Tante cose si accumulano, una dietro all’altra.








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