2015-06-03 12:08:00

A Parigi, le difficoltà della coalizione contro l'Is


Nonostante la forte unità e la comunità di intenti, ieri a Parigi si è parlato di “fallimento” della strategia della coalizione a guida statunitense che combatte il sedicente Stato islamico. Le accuse sono arrivate proprio dal primo ministro iracheno, Al Abadi, che chiede all’Occidente forniture di armi per fronteggiare più efficacemente il Califfato. Sull’esito dell’incontro di Parigi, Giancarlo La Vella ha intervistato Antonio Ferrari, editorialista del Corriere della sera per la politica estera:

R. – Non mi sorprende il fatto che non si sia raggiunto un accordo, perché tutto è reso complicato dai giochi che non riusciamo fino in fondo a comprendere. Per esempio, proprio in queste ore, il giornale “Haaretz”, della sinistra israeliana, scrive che Assad potrebbe avere stretto un accordo segreto con l’Is. Ora, se dovesse accadere questo, sarebbe una cosa veramente drammatica: significherebbe la rottura di tutti gli schemi sui quali siamo stati abituati a ragionare. Io non credo che questo sia possibile, ma in una guerra “sporca” come quella siro-irachena, è comprensibile che persino tra nemici si cerchi di trovare un modo per contenere quello che può essere il nuovo comune nemico.

D. – Secondo alcuni osservatori, l’Occidente sarebbe poco preoccupato dello Stato islamico finché opera in Medio Oriente. È questa anche la tua idea?

R. – Certo, e questo mi preoccupa: l’indifferenza mi ha sempre fatto paura. Anche l’indifferenza davanti a un problema che non ci riguarda da subito, ma ci potrebbe riguardare domani. È vero che l’Is non è ancora sulle nostre coste, però io temo che i jihadisti abbiano propaggini che sono già presenti nei nostri Paesi: in Italia, in Francia, in Germania... E quindi questo può – e deve – provocare un certo allarme.








All the contents on this site are copyrighted ©.