2015-06-01 11:05:00

Social network ed evangelizzazione, l'esperienza del vescovo di Aversa


I social network nuovi mezzi per dialogare con i fedeli, confrontarsi con quanti vogliono porre domande o conoscere meglio la Chiesa. A sperimentarli con diverse iniziative è la diocesi di Aversa, in Campania, dove in questi giorni il vescovo locale, mons. Angelo Spinillo, si è intrattenuto su Facebook, sulla pagina “Chiesa di Aversa”, con un centinaio di utenti che gli hanno posto domande e hanno condiviso riflessioni. Tiziana Campisi ha chiesto al presule di commentare l’esperienza:

R. – Abbiamo avuto tante richieste e tanti segnali di presenze. Certamente, quando ci si apre ad una platea così vasta, le domande sono state varie. Non era soltanto il rivolgere delle domande come se si parlasse ad un esperto che poi, su certi strumenti di comunicazione, dà le risposte come fosse la persona più competente! Ho cercato piuttosto di dare a questo momento la veste di un dialogo tra amici, tra persone che possono condividere una stima reciproca e quindi anche la possibilità di sviluppare una ricerca comune di ciò che è buono, di ciò che è giusto, di ciò che è bello, di ciò che insomma è la verità.

D. – Ricorda in particolare qualcuna delle domande che le sono state poste?

R. – Le domande sono state molto varie: dal bambino che chiedeva qualcosa sulla vocazione – come si avverte e come si vive una vocazione – a chi chiedeva aiuto per un discernimento vocazionale. Le domande sono state anche riflessioni sui grandi cambiamenti, sulle grandi forme di rinnovamento della vita del mondo e quindi su tutte le problematiche che chiedono uno sguardo di fede che possa essere di aiuto e di orientamento nel cammino, in forma migliore e in forma più nuova.

D. – Come vescovo, come pastore, come vede l’utilizzo dei social network oggi?

R. – Credo che siano uno strumento di grande possibilità e di grande opportunità. Uno strumento che permette davvero questo dialogo, che, se sviluppato con tanta serenità e con atteggiamento veramente pastorale, può anche comunicare contenuti condividendoli – come dicevo – in quella ricerca di ciò che è verità, di ciò che è anche l’attenzione e l’incarnazione – possiamo dire – della fede del Vangelo nel nuovo, nel mondo nel quale ci troviamo, nelle situazioni che ci sono oggi. Credo che lo strumento permetta di poter entrare in condivisione e quindi in amicizia con tante persone.

D. – Cosa si augura dall’utilizzo dei social network?

R. – Mi auguro che possa esserci - anzitutto nella nostra Chiesa - la consapevolezza che il mondo, nel suo dinamismo, è sempre in movimento, è sempre in crescita. Quindi non possiamo fermarci ad un tipo di pastorale che si è consolidata nel tempo, si è consolidata nelle modalità, nei linguaggi. Siamo chiamati ad incontrare realtà assolutamente nuove, ad imparare noi stessi linguaggi nuovi. Imparare a concentrare un pensiero in 140 battute, come avviene su Twitter; cercare di essere essenziali quando parliamo davanti ad una telecamera o nel dialogo che si può svolgere su Facebook - per noi che siamo abituati ad un linguaggio più elaborato, più costruito - è dover imparare un nuovo linguaggio, che sia più rapido, più diretto. Tutto questo ci dice che siamo chiamati a sviluppare una disponibilità: una disponibilità al dialogo, una disponibilità ad un dialogo che sappia ascoltare e imparare e che sappia poi comunicare; ma significa anche entrare in un dinamismo, che è quello del tempo che viviamo e che richiede certamente presenze pastorali che sono – diciamo – antiche e nuove. Possiamo dire come dice Gesù nel Vangelo: lo scriba per il Regno dei Cieli è colui che trae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche.








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