2015-06-01 19:59:00

Elezioni, al Pd brucia la sconfitta in Liguria


Un risultato oltre le aspettative per Movimento Cinque Stelle e Forza Italia. La Lega si conferma forte al Nord ma anche in Toscana, mentre il Pd non dilaga. Le elezioni regionali ieri stanno facendo discutere i partiti. Per Renzi il risultato è positivo ed è uno stimolo per continuare determinati. Giampiero Guadagni:

Ha diverse chiavi di lettura l’esito del voto amministrativo. Il centrosinistra guidato dal Pd di Renzi vince dunque in cinque regioni su sette. E il premier segretario parla stasera di risultato molto positivo che gli consente di andare avanti con ancora maggiore determinazione. Al contrario,  per le forze d’opposizione - in particolare Lega e Cinque Stelle - è ora possibile un’alternativa a questo governo. Di certo, dopo la cavalcata trionfale alle europee dello scorso anno, stavolta Renzi deve fare i conti con alcuni bruschi stop dovuti anche alle divisioni nel suo partito.

Pesa in particolare  la sconfitta in Liguria per mano del consigliere politico di Berlusconi Giovanni Toti. Più netta del previsto poi la sconfitta in Veneto, con la conferma del leghista Zaia. Imprevedibile il testa a testa nella tradizionale roccaforte dell’Umbria, risolto alla fine a favore della candidata Pd. Pd che vince in Campania con De Luca. Ma il Movimento 5 Stelle  ha già formalmente chiesto la sospensione del governatore presente nell’elenco dei cosiddetti impresentabili.  Il partito di Renzi vince per distacco anche in Toscana, Marche e Puglia.  Proprio in Puglia, passando sull’altro fronte, è andata invece in scena la sconfitta politica più lacerante per il centrodestra, presentatosi diviso dopo l’uscita dell’ex governatore Fitto da Forza Italia. Ma soprattutto nel centrodestra emerge la forza della Lega, ora primo partito dello schieramento del quale  Salvini rivendica la leadership. Nelle valutazioni complessive  tiene infine banco il dato sull’affluenza alle urne: nelle sette regioni ha votato il 52%, un calo del 12% rispetto alle precedenti consultazioni. 

 

Il commento, raccolto da Antonella Palermo, di Fabio Bordignon, docente di Metodologia della ricerca sociale e politica all'Università di Urbino:

 

"Si partiva da una situazione di 5 a 2 del centrosinistra e si finisce con un risultato di 5 a 2. Solo che, dietro questa apparente stabilità, si cela un piccolo terremoto che poteva diventare un terremoto vero e proprio, quando nel corso della notte sembrava che addirittura il centrodestra potesse strappare l’Umbria al Pd. Le due regioni che vanno al centrodestra sono il Veneto e la Liguria, che effettivamente è il dato più importante. La Liguria era stata descritta, alla vigilia del voto, come l’Ohio italiano, cioè quel contesto che avrebbe dato il segno e la chiave di lettura generale del voto. Ed è sicuramente la ferita che fa più male per Renzi, che aveva puntato molto su questa regione. Una ferita che fa male soprattutto perché mostra i possibili effetti di una rottura a sinistra. Ricordiamo che in Liguria correva, in contrapposizione al candidato del Pd, il civatiano Pastorino, cioè frutto di questa rottura che va maturando alla sinistra del Pd renziano".

Il Movimento 5 Stelle è diventato il primo partito in tre regioni e la Lega, su scala nazionale, ha sorpassato Forza Italia:

"Lega e Movimento 5 Stelle sono sicuramente i soggetti emergenti che hanno caratterizzato anche questa tornata. All’interno del centrodestra si assiste ad un riequilibrio dei rapporti di forza tra il partito di Salvini e Forza Italia. In generale, però, in merito al centrodestra emerge un dato: la coalizione riesce a essere forte in quei contesti nei quali si presenta unita. Il Movimento 5 stelle ha sicuramene ottenuto un buon risultato, innanzitutto perché omogeneo dal punto di vista territoriale. Ed è lusinghiero anche perché, comunque, ricordiamo che quando le elezioni si svolgono sul territorio, il Movimento 5 stelle, un partito molto nazionale e molto centralizzato, generalmente arranca".

In netto calo, rispetto alle consultazioni del 2010, l’affluenza. Come si spiega questo dato? Ancora Fabio Bordignon:

"Si spiega con un "trend" generale, innanzitutto, che ormai prosegue da qualche anno e che segna un atteggiamento più disincantato dei cittadini nei confronti della politica ma anche, in parte, di rabbia nei confronti del Palazzo. E su questo sicuramente le vicende poco edificanti delle ultime settimane, in particolare con l’epilogo di campagna elettorale sulla vicenda campana, ha inciso paradossalmente più nelle altre regioni che nella stessa Campania. Tuttavia, vorrei anche in parte cercare di ridimensionare questo dato nel senso che dobbiamo tenere presente che noi, nel momento in cui interpretiamo questi dati, ci stupiamo soprattutto facendo riferimento ai livelli di partenza, quando ai tempi della prima Repubblica la partecipazione in Italia era molto elevata. Invece, in altre democrazie consolidate, penso su tutte agli Sati Uniti, abbiamo una situazione dove le istituzioni convivono da tempo con tassi di partecipazione molto bassi. E allo stesso tempo quel riferimento ad un passato, spesso idealizzato deve essere un po’ interpretato in modo critico. Infatti, sappiamo che, molto spesso, elevati tassi di partecipazione anche elettorale non sono sempre sinonimo di una buona democrazia. Ma dietro l’impennata della partecipazione, spesso si nascondono meccanismi di tipo clientelare, se non di voto di scambio".








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