2015-05-31 10:45:00

Giornata nazionale del Sollievo, sensibilizzare i giovani


Si celebra domenica 31 maggio la XIV Giornata Nazionale del Sollievo, istituita nel 2001 per promuovere e testimoniare la cultura del sollievo dalla sofferenza fisica e morale in favore di tutti coloro che stanno ultimando il loro percorso vitale, non potendo giovarsi di cure destinate alla guarigione. La giornata è promossa dal Ministero della Salute, dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome. Sono previste in tutta Italia molte manifestazioni e al Policlinico Gemelli  saranno premiati i vincitori del concorso “Un ospedale con più sollievo”, indetto dalla Fondazione Gigi Ghirotti, rivolto agli alunni e studenti di tutte l’età affinché anche i più giovani, attraverso disegni, testi, videoclip e  fiabe illustrate siano sensibilizzati alla tematica del sollievo. Federica Bertolucci ha intervistato Vito Ferri, Coordinatore scientifico della Fondazione Ghirotti:

R. - La Giornata nazionale del sollievo è stata istituita nel 2001. Si era notata una mancanza, all’interno dell’opinione pubblica, di una cultura vera e propria del sollievo, perché l’attenzione era troppo centrata sulla sofferenza, sul  dolore. Mentre, con la Giornata nazionale del sollievo si è voluto puntare il riflettore, il focus, su quello che è l’affrancamento dal dolore, quindi una giornata propositiva, a favore. Vuole essere una manifestazione per promuovere la cultura del sollievo in Italia.

D. - Dal 2007 avete indetto il concorso “Un ospedale con più sollievo” a cui possono partecipare alunni di tutte le età. Qual è il suo intento e perché è necessario rendere partecipi anche i più piccoli?

R. - I bambini, i più piccoli, ma anche i ragazzi un po’ più grandi sono stati tenuti lontani, gli è stato quasi tenuto nascosto il mondo della sofferenza come se fosse qualcosa di non opportuno da conoscere. Si è visto che questo non è vero dal momento che la persona può confrontarsi con la sofferenza o con il dolore quando riesce a guardare la parte del sollievo. Se impara fin da piccolo a vedere l’ospedale come un luogo o come delle pratiche di cura che vanno verso il sollievo dalla sofferenza, allora sarà più probabile che si abbia un accettazione della persona malata, perché anche quando quel bambino diventerà adulto e incontra anche lui la malattia, la sofferenza, avrà imparato a guardare la parte del sollievo. In questo concorso vengono prodotti videoclip relativi al sollievo e - anche al livello universitario - piccoli elaborati sui luoghi storici del sollievo.

D. - La malattia  colpisce tutti, anche i famigliari. Soprattutto quando è un bambino ad ammalarsi, che tipo di sollievo si può portare un famiglia?

R. - Questo è fondamentale. Infatti quando parliamo di sollievo dobbiamo sempre considerarlo come un vissuto globale. Quando si parla di aiuto bisogna includere anche la famiglia. Se nella cura è inclusa anche la famiglia, il sollievo, anche nella persona malata, sarà più raggiungibile. Papa Francesco, durante l’udienza con i membri della Pontificia Accademia per la Vita, aveva incoraggiato i professionisti e gli studenti a specializzarsi proprio nelle cure palliative, cioè quelle terapie che pur non guarendo la persona, portano sollievo. Il Papa è esattamente in linea con quella che è la visione delle cure palliative dal punto di vista clinico e medico.








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