2015-05-30 14:03:00

Economia di Comunione: a Nairobi imprenditori a confronto


A Nairobi fino a domani oltre 400 persone di 41 Paesi, economisti, imprenditori, studenti, partecipano al Convegno internazionale di Economia e Comunione promosso dal Movimento dei Focolari in collaborazione con la Catholic University of  Eastern Africa. Il progetto di Economia e Comunione – lanciato nel 1991 in Brasile da Chiara Lubich, fondatrice del Movimento, in risposta alle tante situazioni di povertà constatate e ora diffuso in tutto il mondo – consiste nel suscitare aziende capaci di creare lavoro e di mettere in circolo la ricchezza prodotta per aiutare chi è nel bisogno. Ma che cosa si sta facendo e vivendo in questi giorni a Nairobi? Adriana Masotti lo ha chiesto a Liliane Mugombozi, direttrice della rivista New City Africa, espressione dei Focolari:

R. – E’ un incontro più che un convegno proprio di comunione, di condivisione delle singole esperienze, della vita nelle diverse parti del mondo, che porta a fare doni a vicenda. La cosa interessante è vedere come questo spirito dell’Economia di Comunione possa essere vissuto in tanti diversi modi, proprio perché – venendo da tutte le parti del mondo – le esperienze sono diverse. Questa mattina abbiamo sentito esperienze che provengono dall’Australia alla Costa d’Avorio, al Congo, all’Italia…

D. – Che cos’è che lega tutte queste esperienze, che sono molto concrete perché si tratta di aziende, di imprese? E che cosa significa, appunto, per loro comunione?

R. – E’ uno stile di vita, una cultura che si traduce poi anche nel loro lavoro, nelle categorie economiche. Ci sono imprenditori che, per esempio, cominciano prima di tutto a vivere rapporti di reciprocità con i propri dipendenti, con i fornitori, con i concorrenti, con i clienti. Viene messa al centro della propria attività la persona, senza guardare ai costi in cui l’azienda può incorrere per salvaguardare l’ambiente, pensando così prima di tutto alla salute dei soci e dei dipendenti e non al profitto. E’ proprio questo sguardo che li porta poi a guardarsi intorno, quindi a decidere liberamente di condividere il guadagno dell’azienda in vari modi. Posso allora incontrare i bisognosi, posso anzi devo – perché è doveroso! – far sì che l’attività cresca e produca ancora di più e questo non tanto per guadagnare di più, ma per poter aiutare di più.

D. – In un momento di crisi, di crisi economica globale, non è un lusso tutto questo?

R. – E’ doveroso guardare alla situazione oggi del mondo. Ma questi imprenditori non sembrano scoraggiarsi, non sembrano dare troppo peso alle difficoltà che ci sono. Proprio in questi giorni, si sono detti fra di loro che è più necessario scoprire le risorse, le risorse che possono andare oltre il profitto o il guadagno, che sono proprio questi rapporti di fiducia. Abbiamo ascoltato le esperienze di alcune comunità rurali, per esempio, della Costa d’Avorio. Questo spirito di comunione tra di loro ha suscitato in vari villaggi un’attività, nata proprio da questa comunione, che ha permesso di risolvere problemi relativi alla sanità e anche problemi alimentari, arrivando fino a risolvere i problemi di malnutrizione tra i bambini delle famiglie bisognose. Gli imprenditori che sono qui vorrebbero riuscire proprio a sottolineare questa risorsa che la comunione può generare e che va oltre il guadagno e il profitto.

D. – Questo Convegno internazionale si tiene a Nairobi e non è prima volta. C’è un particolare legame, diciamo una sintonia, tra l’Economia di Comunione, questo stile di vita, e l’Africa?

R. – Tantissimo. E questo perché al cuore dell’Economia di Comunione c’è proprio questo spirito di comunione e di condivisione. Le culture africane sono comunitarie, vivono in comunità, e quindi l’Economia di Comunione ha riscoperto proprio questo valore.








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