2015-05-30 11:33:00

Degrado e appalti da verificare nei centri per rifugiati


Scarsa qualità dei sevizi e appalti non sempre limpidi. E’ quanto ha rilevato la Commissione parlamentare sui migranti che in settimana ha visitato alcune strutture in Sicilia per l’accoglienza dei richiedenti asilo. Alessandro Guarasci ha intervistato il vicepresidente della commissione, Edoardo Patriarca:

R. - Al CARA di Mineo sono più di 3000 le persone presenti e direi che, a parte i servizi più o meno efficienti, la percezione che abbiamo avuto è di abbandono, di una forte apatia. C’è davvero una situazione incontrollabile che, secondo me, va risolta evitando queste grosse concentrazioni che impediscono l’integrazione vera, l’integrazione col territorio. Tra l’altro anche procedure non proprio tutte trasparenti riguardo la gestione di questi CARA, in particolare del CARA di Mineo, che ha un appalto in tre anni che si aggira sui 100 milioni.

D.  – Quando lei parla di situazione non trasparente a che cosa si riferisce? Ci sono intrecci da dover “verificare”?

R. – Alcune situazioni riguardo gli appalti, riguardo la gestione degli acquisti, riguardo le assunzioni di questi giovani, parliamo di quasi 400 dipendenti… C’è parso che la procedura non fosse del tutto chiara e trasparente.

D. – Ma lei ritiene che ad oggi sia realisticamente possibile avere centri di identificazione più piccoli, più disseminati sul territorio? Perché da una parte c’è una scarsa solidarietà di alcune regioni, dall’altra l’Europa sembra per l’ennesima volta lavarsene le mani…

R. – E’ bene che l’Europa sia un po’ più “materna” e meno “matrigna”, perché l’Europa non può pensare e immaginare che questo impatto che continuerà nei prossimi mesi, diventerà quasi strutturale. Non è possibile come ci raccontavano gli operatori a Catania che le navi militari dei Paesi europei semplicemente raccolgono i profughi e altrettanto semplicemente li scaricano nei porti siciliani con una nonchalance che lascia un po’ stupefatti. Il problema vero, il problema più complicato è che moltissimi immigrati, soprattutto siriani ed eritrei, non vogliono farsi identificare e questo crea un problema enorme dal punto di vista della legalità e dal punto di vista della possibilità dei migranti di essere tutelati nella loro dignità. Ci raccontavano, eritrei e siriani, che hanno come obiettivo finale, soprattutto il nord Europa dove ci sono già famiglie e comunità ben integrate. Quindi il problema dei centri di riconoscimento e della identificazione è un problema che andrà risolto perché ad oggi è davvero una bomba che rischia di esploderci tra le mani.








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