2015-05-29 17:09:00

Il desiderio di unità di tutta la Chiesa cinese con Roma


Sostenere con la preghiera l'unità di tutta la Chiesa in Cina

Benedetto XVI, con la lettera ai cinesi del 2007, ha aperto la via della riconciliazione e all'unità delle comunità cristiane cinesi. Padre Antonio Sergianni, Pime, missionario in Taiwan e Cina per 24 anni, commentando la Giornata di Preghiera per la Cina celebrata il 24 maggio scorso, istituita nel 2007 da Benedetto XVI per unire in preghiera i cattolici di tutto il mondo con la Chiesa in Cina, afferma come in tutta la Chiesa cinese "ci sia il desiderio di unità e di superare le ferite del passato". "Un desiderio che va sostenuto, con la preghiera, da tutta la Chiesa universale". Appena eletto, il 13 marzo del 2013, Papa Francesco, nella Sistina, salutò il cardinale cinese John Tong, vescovo di Hong Kong, esprimendo la sua vicinanza al Paese e, di ritorno da Seul, sottolineò come la lettera di Benedetto XVI resti "fondamentale e attuale per il problema cinese". 

Giubileo della Misericordia e Cina 

La bolla di Papa Francesco per il Giubileo della Misericordia "è stata accolta con entusiasmo in Cina". "Tutte le comunità cristiane cinesi vi hanno visto una continuità tra la lettera di Benedetto XVI alla Chiesa in Cina e la Bolla di indizione del Giubileo di Papa Francesco sui temi della misericordia, della riconciliazione e del perdono". 

La tecnologia e la Chiesa cinese

"In un clima culturale laico, i giovani cinesi fanno grande uso delle nuove tecnologie. Così come il clero giovane". Per il missionario padre Antonio Sergianni, "lo sviluppo tecnologico rende però debole il clero. Quello più anziano è attratto da ciò che ha ricevuto in passato nella sua formazione, ma il futuro del clero cinese passa ormai attraverso i giovani preti". Questo divario tra clero giovane e tecnologico e quello anziano legato alla tradizione, "è forse il punto più debole della Chiesa oggi in Cina".

La formazione del Clero

Nella Chiesa clandestina, "che il governo conosce ma non controlla", i seminari sono, ad esempio, nelle case. La formazione dei giovani preti è però carente. "Nella Chiesa aperta ci sono invece seminari ufficiali ma, afferma padre Sergianni, negli ultimi 20 anni le vocazioni sono diminuite, anche per la politica del figlio unico. Le grosse città, come Pechino, non hanno più vocazioni locali e i seminaristi arrivano dalle campagne. Ci sono poi alcuni sacerdoti stranieri che però non hanno incarichi pastorali". 

La vita della Chiesa cinese

Ciò che si può fare per la Chiesa in Cina è affidarsi ai vescovi locali. "Se uno va in Cina, spiega padre Sergianni, con il suo programma pensato ed elaborato sulla carta a Roma, non ottiene nulla. I vescovi sanno come muoversi nei territori e sostenendoli si può lavorare". "Il senso religioso in Cina è sfidato dal materialismo e dalla tecnologia. La trascendenza, afferma il missionario padre Sergianni, è stata condizionata prima dal maoismo e poi dal materialismo, anche se oggi, c'è un ritorno dei giovani alla spiritualità, al religioso e al trascendente". 

 

 

 

 

 

 

 








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