2015-05-29 07:26:00

Accordo difficile sui migranti nell'Oceano Indiano


Aperta a Bangkok la Conferenza straordinaria sui migranti nell'Oceano Indiano. Una sola giornata per decidere della sorte di migliaia di boat-people alla deriva nel Mare delle Andamane e di una diaspora disperata che va aggravandosi. Stefano Vecchia:

L'incontro convocato per oggi nella capitale thailandese Bangkok di 17 paesi, con presenza di Onu e Unione Europea, difficilmente potrà arrivare a qualche risultato se non, forse, verso un impegno più coordinato sul fronte della lotta ai trafficanti. Le diverse politiche migratorie dei paesi coinvolti, perlopiù non firmatari della Convenzione internazionale per i rifugiati, la diversa posizione rispetto al riconoscimento dei Rohingya protagonisti della crisi migratoria in corso, una diversa sensibilità alle pressioni internazionali rendono difficile non solo una soluzione univoca, ma ancor più una prospettiva comune per risolvere alla radice i problemi che favoriscono la migrazione dalle coste del Myanmar e del Bangladesh verso Thailandia, Malaysia e Indonesia.

Il Myanmar, che non riconosce alcun diritto di residenza sul proprio territorio ai Rohingya, va verso la reclusione coatta su un'isola al largo o l'espulsione; la Thailandia sotto regime militare che incentiva un crescente nazionalismo ha chiuso le porte all'accoglienza; la Malaysia, che già ospita 140.000 profughi di cui 45.000 Rohingya, non intende andare oltre una limitata assistenza umanitaria in attesa di ricollocazione verso paesi terzi e l'Indonesia si discosta di poco da questa linea. Situazioni diverse in cui giocano in grado diverso non tanto possibilità concrete di assistenza e accoglienza, ma opportunità politiche interne, necessità diplomatiche e economiche, diversi gradi di nazionalismo e opportunismo.

I Rohingya, e in misura diversa i migranti economici in fuga dalla povertà del Bangladesh, spesso rapiti o convinti con la frode all'imbarco, dopo avere per anni arricchito trafficanti transnazionali e avere rifornito di manodopera schiava il sottobosco economico thailandese e malese, sembrano in questa emergenza, non essere altro che un bene economico, pedine da giocare tra interessi convergenti e contrastanti nell'area.

 








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