Nessuna “indifferenza” nei confronti dei migranti, verso i quali è necessaria un’attenzione pastorale e caritativa che permetta la loro integrazione nella società e nella comunità ecclesiale. Questo il senso delle parole del Papa nel discorso consegnato ai vescovi della Repubblica Dominicana, in visita ad Limina. Ai presuli, guidati da mons. Gregorio Nicanor Peña Rodríguez, presidente della locale Conferenza episcopale, il Pontefice ha ricordato l’importanza dei valori familiari e del matrimonio cristiano, nonché della tutela dell'ambiente. Il servizio di Giada Aquilino:
Nessuna indifferenza verso gli immigrati
L’attenzione pastorale e caritativa verso gli immigrati “non ammette l’indifferenza
dei pastori della Chiesa”. Incontrando i vescovi della Repubblica Dominicana, il pensiero
di Papa Francesco è andato ai migranti, in particolare a quelli che si spostano all’interno
dell’isola di Hispaniola e che da Haiti vanno in cerca “di migliori condizioni di
vita in terra dominicana”. L’esortazione del Pontefice è stata a “continuare a collaborare
con le autorità civili” per realizzare “soluzioni di solidarietà” per coloro che sono
“privi di documenti” o ai quali sono negati i “diritti fondamentali”. È “imperdonabile”,
ha aggiunto, non promuovere “iniziative di fraternità e di pace” tra i due Paesi,
che insieme formano la “splendida isola dei Caraibi”, mentre è “importante” integrare
gli immigrati nella società e dare loro “il benvenuto nella comunità ecclesiale”.
Per questo, Francesco ha ringraziato coloro che già sono impegnati in tale servizio
a favore di quanti soffrono, come gesto di “amorosa sollecitudine – ha aggiunto -
per il fratello che si sente solo e indifeso, con il quale Cristo si è identificato”.
Traffico di droga e delle persone, gravi problemi dei nostri popoli
A tal proposito, ha sottolineato gli sforzi dei vescovi per affrontare “i gravi problemi
che affliggono i nostri popoli”: dal traffico di droga a quello delle persone, dalla
corruzione alla violenza domestica, dall’abuso e lo sfruttamento dei bambini all’insicurezza
sociale. Dall’“intima connessione” che esiste tra evangelizzazione e promozione umana,
ogni azione della “Chiesa madre” deve “cercare e provvedere” al bene delle persone
più sfortunate.
Matrimonio e famiglia vivono crisi culturale
Ci sono poi le “grandi sfide del nostro tempo”: il matrimonio e la famiglia attraversano
“una seria crisi culturale”. Questo non significa, ha spiegato, che “hanno perso importanza”,
ma se ne sente maggiormente il bisogno. L’esortazione del Papa è stata a continuare
“a presentare la bellezza del matrimonio cristiano”: sposarsi nel Signore, ha spiegato,
“è un atto di fede e di amore” in cui i coniugi trasmettono la “benedizione e la grazia
di Dio” nonché i valori e la fede. La famiglia è inoltre “il luogo dove si impara
a convivere nella differenza” e a “sperimentare il perdono”. Il prossimo Giubileo
della Misericordia, ha auspicato Francesco, sia l’occasione per migliorare l’impegno
a favore del matrimonio, della riconciliazione familiare e della convivenza pacifica.
La cura dei sacerdoti
Il Papa ha quindi sollecitato i vescovi a prendersi cura di “ciascun” sacerdote, per
difenderlo dai “lupi” che attaccano anche i “pastori”. Nei seminari, ha aggiunto,
vada coltivata la formazione umana, intellettuale e spirituale che assicura “un vero
incontro col Signore”, per arrivare a quella “dedizione pastorale” e quella “maturità
emotiva” che permettono di abbracciare il celibato e di vivere e lavorare in comunione.
Il clero dominicano, ha notato, si distingue per la fedeltà e la coerenza della vita
cristiana: che il suo impegno per i deboli e i bisognosi permetta di superare la “tendenza
terrena verso la mediocrità”. La Missione continentale, promossa dal Documento di
Aparecida, e i piani pastorali locali - ha quindi aggiunto - sono alla base della
collaborazione tra le Chiese locali: ma non bastano “piani ben formulati” e celebrazioni
festive, è necessario permeare con la propria missione “la vita quotidiana” della
popolazione. In tale direzione va l’invito a non trascurare la formazione dottrinale
e spirituale del laicato dominicano affinché - già presente nelle opere di evangelizzazione
a livello diocesano e nazionale – possa ancora meglio portare la testimonianza di
Cristo in ambienti che spesso vescovi, sacerdoti o religiosi non possono raggiungere.
L’insegnamento della religione nella scuola
La cura pastorale per i giovani, inoltre, dev’essere attenta ad evitare che questi
si lascino “distrarre dalla confusione degli anti valori che cerca di sopraffare”
i ragazzi stessi al giorno d’oggi. Ci sono poi leggi civili – ha notato il Papa -
che, senza tener presente gli orientamenti dei genitori e della Chiesa per le nuove
generazioni, tendono a sostituire l’insegnamento della religione nelle scuole “con
un’educazione del fatto religioso di natura multiconfessionale e con una semplice
illustrazione di etica e cultura religiosa”. È necessario quindi un atteggiamento
“vigile e coraggioso” affinché si possa assicurare nelle scuole “una formazione secondo
i principi morali e religiosi delle famiglie”.
La tutela del creato
L’invito finale del Papa, di fronte alla bellezza dei paesaggi in Repubblica Dominicana,
è stato a rinnovare l’impegno per la conservazione e la tutela dell’ambiente: il rapporto
tra uomo e natura, ha ricordato, “non dovrebbe essere governato da avidità, manipolazione
o eccessivo sfruttamento” ma dall’impegno a mantenere “la divina armonia tra creature
e creato”, a favore delle future generazioni.
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