Un appello accorato contro chi chiede aborti di massa per le ragazze rapite, stuprate e messe incinte dai terroristi di Boko Haram: a lanciarlo è la Commissione episcopale per la Pastorale sanitaria della Chiesa nigeriana, in una nota diffusa oggi. “La nostra attenzione – spiega mons. Anselm Uworen, vicepresidente della Commissione – è stata richiamata dall’intenso dibattito riguardante il modo migliore per affrontare la riabilitazione di alcune donne incinte, scampate dalle mani di Boko Haram”. Un dibattito che vede “alcuni gruppi trasversali” ipotizzare il ricorso “all’aborto di massa”.
Non ripagare la violenza con la violenza
Di qui, il richiamo dei presuli: “Innanzitutto, i vescovi cattolici della Nigeria
desiderano esprimere profondo dolore per le esperienze traumatiche subite da tanti
nigeriani, uomini, donne e bambini, a causa delle violenze e del terrore messi in
atto da Boko Haram”. “Noi vescovi, in quanto pastori – continua la nota – abbiamo
portato questi drammi insieme a tutti i nigeriani e specialmente ai nostri fratelli
che sono stati uccisi, mutilati, costretti allo sfollamento e vessati dai fondamentalisti”.
Ma anche di fronte a tale drammatica realtà, sottolinea mons. Uworen, “non possiamo
essere persuasi da argomenti superficiali portati avanti da alcuni gruppi o individui
perché non si può ripagare la violenza con una violenza ancora maggiore”.
Bambini, vittime innocenti
Evidenziando, poi, che “non è ammissibile definire umana l’ipotesi di uccidere i bambini
concepiti attraverso lo stupro commesso da un terrorista”, la Commissione episcopale
nigeriana ricorda che “i bambini sono vittime innocenti di crimini perpetrati ai danni
delle loro madri” e quindi “è immorale punirli per i peccati commessi dai loro padri”.
“Come possiamo accettare di praticare la pena di morte, ovvero l’aborto, su piccoli
nigeriani semplicemente perché i loro padri seguono ideologie distorte?”.
Dio dona la forza di affrontare le sofferenze
I presuli ribadiscono la loro “speciale vicinanza” alle donne vittime di Boko Haram
e lanciano un appello affinché “conservino la fede in Dio Onnipotente che ha dato
loro la forza, non comune, di affrontare simili prove e sofferenze”. L’esortazione
è anche a “trarre conforto ed incoraggiamento da Dio che ha riservato uno scopo ai
figli innocenti che ora esse portano in grembo”, perché “la vita di ogni bambino è
unica, diversa e distinta da quella dei loro genitori”, ma ciascun bimbo “dipende
dalle cure e dall’amore materno”. Per questo, “a nome dei bambini, i vescovi cattolici
della Nigeria chiedono alle madri di dimostrare amore materno ai loro nascituri”.
Chiesa e società sostengano le donne traumatizzate
La nota episcopale sottolinea, poi, che “il trauma di una violenza sessuale è enorme”
e che “la Chiesa cattolica nigeriana, insieme a tutte le persone di buona volontà,
è sempre pronta a mettere in atto qualsiasi mezzo per sostenere la guarigione, la
riabilitazione ed il reinserimento sociale delle vittime, affinché possano reintegrarsi
rapidamente nella società”. Di qui, il richiamo alla necessità che “organismi governativi
federali, enti sociali e comunità cristiane di base” diano sostegno alle donne rapite
da Boko Haram e rimaste incinte. (I.P.)
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